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il suo arciero che tirava al segno senza veder lume. Aveva il castellano recato seco del lume; il perché l’arciero subito, cosí ignudo come era, fu preso e legato. La donna medesimamente, piú morta che viva, fu fatta levare; a la quale il conte altro non disse se non che s’apparecchiasse a dir tutti i tradimenti che fatti gli aveva. Ma per non far lunga dimora in queste cose cosí noiose, fu quella medesima notte l’arciero strangolato. A la donna fece il conte cavar i denti ad uno ad uno con la maggior pena del mondo; la quale confessò del veleno che al marito dato avea, e che a molti, i quali nomò, s’era amorosamente sottoposta, che di mente mi sono usciti. Disse anco come il primo figliuolo, il conte Bartolomeo, era legitimo e figliuolo d’esso conte Filippo. Intesa la confessione de la moglie, quella tenne alcuni dí in prigione in pane ed acqua. Ciò che poi ne divenisse, non si sa; ma si tiene che non dopo molto la facesse, messa in un sacco, macerare in Po, con un gran sasso al sacco legato; come medesimamente si dice che aveva fatto d’una cameriera de la contessa, che in camera di lei dormiva e sempre degli amori di quella era stata consapevole.
Essendo voi ambasciatore del signor duca Alfonso di Ferrara in Milano appresso al duca Massimigliano Sforza, di questo nome primo, solevate assai sovente ritrovarvi in compagnia a casa del signor Alessandro Bentivoglio vostro zio, ove io altresí il piú de le volte era. Quivi sempre si ragionava di varie cose, ma per lo piú piacevoli e da tener lieta la brigata, essendo il signor Alessandro di natura sua lieto e festevole, e che la perdita del dominio paterno molto costantemente sopportava. Ora, stando noi di brigata un dí, sovravenne il signor Azzo Vesconte, il quale, come fu giunto, disse: – Signori miei, io vi reco una gran nuova; non so mò se cosí parrá a voi. Un mio parente del sangue nostro Vesconte ha sposato la figliuola d’un beccaio, con dodici mila scudi di dote numerati a la mano, tutti in oro. Io era invitato a le nozze e non ci sono voluto andare; e venendo in qua e passando da San Giacomo, ho veduto