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al magnifico messer Giovanni Marino
S’è molte volte tra prudenti e dotti uomini disputato se all’uomo savio si convenga con nodo maritale legarsi, e per l’una parte e l’altra infinite apparenti ragioni addutte si sono, le quali troppo lungo e forse fastidioso sarebbe, chi raccontar le volesse. Quelli cui non aggrada che l’uomo libero e savio si metta nel numero dei coniugati, e, di libero, servo si faccia, per toccarne una o due, dicono che è pazzia manifesta che l’uomo disciolto si leghi in servitú e si metta sotto l’imperio d’una donna; perché, essendo l’uomo animale perfetto, viene a sottomettersi a la femina, la quale è animale imperfetto ed occasionato. Hanno poi sempre in bocca questi tali il detto di Talete Milesio, uno dei sette savii de la Grecia, il quale essendo giovine e stimolato dagli amici a deversi maritare, disse loro che non era tempo. Venuto poi in vecchiezza e pure sollecitato a prender moglie, rispose che era fuor di tempo, volendo il saggio filosofo darci ad intendere che a chi vuol viver quietamente e senza fastidii non istá bene a maritarsi giá mai, recando seco il matrimonio infinite cure, dissidii, turbazioni, perché il letto maritale ha sempre liti e dissensioni contrarie. Quelli poi che d’altro parere sono e a cui piace far nozze dicono nel matrimonio esser infiniti commodi e piaceri necessarii al viver umano, e che di non poca importanza è aver la moglie, che ne le miserie ti tenga compagnia, negli affanni ti consoli, ti porga nei perigli aita, nei dubii casi consigli, e in ogni sorte di fortuna teco sia sempre d’un volere e mai non t’abbandoni. Adducono poi lo star senza moglie esser quasi sempre tenuto infame e biasimato da molte nazioni; onde gli ebrei con ingiuriose parole mordevano chi a la vecchiezza senza moglie perveniva e il popolo israelitico con i figliuoli non accresceva. Licurgo, che agli spartani diede la norma e le leggi del governo e viver publico e privato, comandò che chi al tempo nubile non prendeva moglie non potesse veder gli spettacoli e giuochi de la cittá, e che nel piú algente freddo de l’invernata fosse ignudo astretto a circuire negli occhi del popolo la piazza publica. Era in Creta uno statuto, che ogn’anno si facesse la scelta dei giovini candiani i meglio disposti e i piú belli, e che tutti si maritassero. I turii per editto publico volevano che la giovertú con doni ed