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Era Tomasone un uomo di venerabile presenza e autoritá, e vestiva molto civilmente. Fra Bernardino, visitato da costui, lo raccolse amorevolmente e con lui entrò in onesti e santi ragionamenti, essendosi posti a sedere. Tomasone faceva da ser Ciappelletto e si mostrava tutto religioso e zelante de l’onor di Dio e de la salute de l’anime. Onde, dopo molti ragionamenti, egli al santo frate in questo modo parlò: – Padre riverendo, tutti noi milanesi abbiamo un infinito obligo al nostro Redentore messer Giesu Cristo, che abbia inspirato la vostra santissima religione a mandarvi in questa nostra cittá a predicare, perciò che mediante la grazia del Salvatore io spero che le vostre predicazioni faranno bonissimo frutto e saranno cagione d’emendare la mala vita di molti, che vivono discorrettamente. Regnano in questa nostra cittá dei vizii e peccati assai, ma piú che vizio alcuno che ci sia, v’è il maladetto peccato de l’abominevole usura, e molti ci sono che altro mestiero non fanno. Io, mosso da caritá, ve l’ho voluto dire, a ciò che nei vostri fruttuosi sermoni possiate talora riprender questo scelerato vizio e diradicarlo da questa cittá. – Il santo uomo, che altrimenti non conosceva chi fosse Tomasone, e buono e leale gentiluomo lo giudicava, lo ringraziò assai ed essortò a perseverare in buon proposito. Poi cominciò ferventissimamente a predicare contra il vizio de l’usura, di maniera che in tutte le prediche altro mai non faceva che biasimare e riprendere chi prestava ad usura; il che agli auditori non poco di fastidio generava. Onde, essendo da alcuni uomini da bene visitato, fu avvertito che non s’affaticasse tanto contra gli usurai, ma seguitasse il suo solito modo di predicare. – Non vi meravigliate di questo, – disse il santo frate, – perciò che io sono stato spinto da quel gentiluomo vestito di pavonazzo, che ogni dí mi sta a sedere per iscontro quando io predico. – E dati alcuni altri contrasegni, fu da tutti conosciuto che egli era Tomasone Grasso. Onde uno di quelli: – Oimè, – disse, – che è ciò che io sento? Costui, padre, che dite, è il maggior usuraio che in tutta Italia sia, e in questa cittá non si troverá chi presti ad usura se non egli. Ed io per me piú volte, astretto da’ bisogni, ho preso con grandissimi interessi danari da lui. – Udendo fra Bernardino questa cosa, restò fuor di modo pieno di meraviglia; e volendo certificarsi, mandò per lui, il quale subito venne. Il santo frate entrò seco in ragionamento e venne a dirgli che egli era un grande usuraio e che, essendo cosí, molto si meravigliava che egli l’avesse stimolato con tanta instanzia a predicar contra l’usura. – Per questo, – rispose alora Tomasone, – venni