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Giacomo Antiquario, ove io, che ben ispesso lo visitava, alora mi trovai, messer Dionisio Elio, giovine nobile e dotto, volendo dimostrare quanto l’innordinato appetito d’avere abbagli l’intelletto, narrò una picciola novella in Milano accaduta; la quale io, perché mi parve assai notabile, nel libro de le mie novelle scrissi. Quella adunque a voi mando e dono, volendo che sotto il vostro nome esca in publico, ché sará testimonio de la mia osservanza verso voi. State sano.Novella LIII
Quando noi, signori miei, averemo detto e detto, converrá per forza dire che questa cieca cupidigia di voler aver danari fuor di modo è cagione di molti mali. E non solamente rende bene spesso l’uomo infame e fa che da tutti è mostrato a dito, ma sovente anco lo caccia a casa di trenta para di diavoli in anima e in corpo. Onde ora io vo mostrarvi in una mia novelletta che è vera istoria, come gli uomini oltra modo cupidi del guadagno diventano sfrontati e quanto poco stimano Dio. Fu ne la cittá nostra di Milano, non è gran tempo, uno chiamato Tomasone Grasso, il quale a’ suoi tempi avanzò in prestar danari ad usura quanti usurai mai furono innanzi a lui, onde ne divenne oltra misura ricchissimo. Nondimeno, per nasconder il suo vizio, egli ogni dí era il primo ad entrar in chiesa e di sua mano a quanti poveri ci erano dava un imperiale per elemosina; udiva due e tre messe e altre simili dimostrazioni faceva: di modo che chi conosciuto non l’avesse si sarebbe creduto che egli fosse stato il piú catolico e santo uomo di Milano. Quando poi si predicava, egli mai non perdeva nessun sermone, ma, sempre di rimpetto al predicatore mettendosi, il tutto con sommissima attenzione udiva. Venne a predicar in Milano fra Bernardino da Siena, in quei tempi predicatore famosissimo, che poi fu da la santa madre Chiesa nel numero dei santi collocato; e perché era d’etá giá vecchio ed appo tutti in openion d’esser, come era, uomo santissimo, tutta la cittá concorreva ai suoi sermoni, di modo che in breve acquistò appo grandi e piccioli credito grandissimo. Tomasone non lasciava giorno che non l’andasse a udire; ed avendolo sentito dodici o piú sermoni, deliberò, veggendo che non predicava contra gli usurai, andarlo a visitare, e v’andò.