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ella non lo volle amare, onde adirato compose quella maledica egloga. Ma, per dirvi il vero, la buona giovane aveva una grandissima ragione, perché il poeta, – perdonimi la sua poesia, – era brutto come il culo e pareva nato dei Baronzi.
Io ritrovo che il nostro divinissimo poeta Vergilio fu un savio uomo e in ogni sorte di dottrina molto eccellente. E perché entrare nel cupo e largo mare de le sue lodi sarebbe voler dire che il sole nel ciel sereno luce e che la neve è candida, io me ne rimarrò; e tanto piú quanto che da molti sono state in gran parte, se non quanto merita almeno quanto s’è potuto, celebrate. Ma chi potrá a pieno lodare giá mai quella sí aurea e divina sentenza, quando disse: – Che cosa è al mondo, che tu, o cupidigia essecrabile d’oro, non sforzi gli uomini a fare? – E certamente egli disse il vero, perciò che l’appetito disfrenato d’avere astringe i miseri mortali a commetter mille enormi vizii. Quante maritate si trovano, che, abbagliate da lo splendore de l’oro, rompono la fede ai mariti? E quanti, non ardisco dire uomini quanti, dico, mariti, i quali, accecati dal lume di quel folgorante metallo, vendeno le proprie mogli e per ogni prezzo le figliuole dánno a vettura? Quell’altro scelerato, corrotto per danari, ammazza uno che mai non l’offese. Bernardino di Corte, da picciolo fanciullo da Lodovico Sforza nodrito e di molte degnitá e ricchezze fatto grande, senza occasione alcuna se gli scopre traditore, e per alquante migliaia di scudi vendette l’inespugnabil castello di Milano a Lodovico decimosecondo re cristianissimo. Battaglione anco, dal detto signor duca Lodovico Sforza di bassa condizione levato in alto e fatto castellano del fortissimo castello di Cremona, per ingordigia d’oro ed esser chiamato gentiluomo veneziano, quello diede a la Signoria di Vinegia. Infiniti altri sono che, tratti da la gola d’aver danari, hanno commesso sceleratissime sceleraggini. E di questo ragionandosi in casa del molto vertuoso e dotto messer