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paruto al nome vostro dedicarla. Udite adunque tutto quello che in questa materia la contessa disse, e state sana.Novella LII

Pandora, prima che si mariti e dopo, compiace a molti del suo corpo,
e per gelosia d’un suo amante che ha preso moglie ammazza il proprio figliuolo.


Io sono stata assai dubiosa, amabilissime signore e voi cortesi signori, se io deveva dire quello che ora ho deliberato narrare, perciò che tanta sceleratezza e cosí inaudita crudeltá mi pareva che a cosí nobile ed umana udienza, come è la vostra, non convenisse d’ascoltare, e meno a me di dire. Nondimeno, veggendo che del caso de la giovane cremasca tutti sète restati stupidi, e varii giudicii su ci sono stati fatti e detto che questi accidenti non ponno se non recare profitto a chi gli ascolta, sentendo lodare il bene e vituperar il male, io pur lo dirò. E se giudicato avete che quella di Crema meritasse tutto il castigo che le sante leggi a tai misfatti dánno, che giudicarete voi che meriti quella de la quale adesso io parlerò, quando la sua sceleraggine e vituperosa vita averete sentita? Quella di Crema potrebbe aver qualche colorata diffesa, perciò che, essendo giovane da marito e da l’amore del suo innamorato accecata, si lasciò ingravidare, e temendo dal padre e fratelli esser ancisa se il suo fallo si sapeva, o mai non trovar marito, si deliberò, a la meglio che poteva, celarsi. E certo il caso è degno di compassione. Ma questa che io narrerò non ebbe cagione alcuna d’incrudelire contra il figliuolo, come udirete. Onde, senza piú circa ciò tenzionare, verrò al fatto; e cominciando vi dico che non in Scizia, non tra gli antropofaghi o tra popoli barbareschi ed incogniti, ma nel piú bello de la bella ed umana Italia fu ed ancora è una giovane di nobilissimo e generoso sangue discesa, il cui nome sará Pandora, perciò che non solamente io la conosco, ma se col proprio nome la nomassi, non è qui uomo né donna che altresí non la conosca. Né crediate che per lei io mi resti di nomarla, meritando ella d’esser publicamente a suono di trombe dicelata; ma per rispetto dei parenti mi taccio, ed anco del povero marito. Essendo dunque ella una de le belle e leggiadre fanciulle del paese e la piú baldanzosa ed ardita che ci fosse, essendo d’etá di circa quindici anni, d’un paggio nodrito in casa del padre, che era buon cavalcatore, dico di cavalli, fieramente s’innamorò. Era