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XLIX
Non è nessuno che non sappia come ne le cittá di Romagna, de la Marca e del Patrimonio di San Pietro e lá intorno si viva, essendovi quasi di continovo civili discordie, che di rado senza spargimento di gran sangue se ne stanno. Onde, essendo ne la cittá di Viterbo grandissima dissensione, e di giá molti essendo stati crudelmente ammazzati e molte case rovinate ed arse, vi capitò un solennissimo predicatore de l’ordine di san Domenico, il quale, intese le civili discordie che quivi erano, s’adoperò pur assai per comporre tra loro la pace; ma egli, come si dice, pestava l’acqua nel mortaio. Dolente adunque oltra modo il buon frate che la pace non si facesse, e veggendo che i capi de le parti erano assai piú arrabbiati e pieni d’odio e rancore che non erano i popoli, deliberò publicamente predicare del buono de la pace e veder con qualche arte d’indurre il popolo a la concordia, portando fermissima openione che se il popolo si poteva disponere a la pace, poi di leggero i capi si sarebbero rappacificati. Era un pazzo in Viterbo, per tutta la cittá notissimo per le sue pazzie che faceva, che tutte erano in far ridere chi le vedeva, e da tutti si chiamava Marcone. Egli assai sovente nel convento di Santa Maria in Grado si riparava, spazzando talora la chiesa e talora il chiostro, ed il sagrestano gli dava poi del pane e qualche altra cosetta da vivere. Il buon predicatore, avendo piú volte veduto questo pazzo ed avvertito a le semplicitá che faceva, se lo fece menar a la camera e molto accarezzollo e gli diede bene da mangiare e da bere. Ed avendoselo fatto assai domestico, lo ammaestrò piú volte di quanto voleva che essendo poi in chiesa domandato, rispondesse, e che gridasse: – Pace, pace! – Marcone, due e tre volte in camera del padre essendo interrogato che cosa voleva, rispondeva gridando: – Pace, pace! – Venuta la domenica, montato il predicatore in pergamo, fece una bellissima predicazione de la pace, dimostrando come ella ne unisce a Dio e di quanti altri beni ella è cagione, e che ciascuno la deve desiare. E qui entrato in gran fervore e dicendo che fin ai pazzi desiderano la pace, si voltò a Marcone, ch’era innanzi al pergamo, e disse: – E tu, Marcone, che vuoi, che desideri, figliuolo? Che Dio