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gli rispose dicendo: – Sire, io conosco che voi dite il vero; ma ciò era quando i re erano pastori e guardavano le pecore. – Il re commendò assai il vescovo di cosí pronta risposta. Onde, seguitando messer Antonio il suo ragionamento, ed essendosi alcuni altri bei motti detti, il signor Giovanni da la Corda, nobilissimo spagnuolo, che era stato qualche dí in Pavia e quel giorno quivi aveva desinato, disse: – Signori, se vi piace d’ascoltarmi, io vi dirò alcuni bei motti d’un argutissimo spagnuolo, che da fanciullo fu condotto a Napoli, ove lungamente visse con i re di Ragona. – Pregato che dicesse, narrò alcuni bei motti, i quali, essendomi paruti degni di memoria, annotai. Ora rivedendogli, ho voluto che sotto il vostro nome dai morsi dei malevoli siano sicuri. E meritevolmente mi pare che a voi piú che a nessun altro questa novella convenga, perché ho conosciuto molto pochi uomini, che siano cosí presti a le pronte risposte, a le argute proposte, a’ motti ingegnosi ed arguti detti, come voi, che tutto sète arguto, pronto, festevole ed avvedutissimo e scaltrito quanto altro che ci sia. State sano.Novella XLVIII
Poi che, signori miei, vi piace ragionar di varie sorti di motti, e molte cose qui dette se ne sono, io vi vo’ parlare d’uno spagnuolo nato in Siviglia, e dirvene dui o tre molto arguti dei suoi, che a mio giudicio non potranno se non piacervi. Io non so se nessuno di voi abbia mai sentito ricordare in questi paesi un Roderico da Siviglia, che fu il piú piacevole, faceto e pronto cortegiano, che in Napoli si trovasse al tempo de la buona memoria dei regi d’Aragona. E quello era che sempre qualche nuova piacevolezza recava; ed avendo benissimo apparato il parlar italiano, quando narrava qualche cosa, l’adornava di modo che meravigliosamente teneva gli auditori intenti. Né bisognava che nessuno si mettesse seco a motteggiare, per non riceverne il contracambio e spesso restar vinto, ché in questo egli era il piú industrioso, sagace, solerte e pronto che fosse in corte. Dico adunque che avvenne un dí che la nora di Pascasio Decio, castellano del castello de l’Ovo a Napoli, partorí un figliuol maschio, e secondo la costuma de la cittá, ella fu onorevolmente visitata cosí da’ cortegiani come anco dai gentiluomini