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che non era il trombetta, onde le domandò che cosa era quella mutazione di vestimenti. La donna, tremando e tutta sbigottita, le disse la cagione perché s’era di panni d’uomo vestita. Egli, sentendo questo e sapendo che il capitano voleva male al trombetta e che giá per rispetto di costei l’aveva agramente sgridato, la condusse a l’alloggiamento in cittadella del capitano e gli disse come il fatto stava. Niccolò Piccinino, che alora era in altre cose di grandissima importanza occupato, disse al maestro di stalla che la tenesse celatamente nel suo albergo fin che egli altro dicesse; poi comandò che si usasse ogni diligenza possibile per ritrovare il trombetta. In questo fu detto che messer Bernardo dei Fornari gli voleva parlare; il perché il maestro di stalla condusse la donna al suo alloggiamento, di modo che non fu da nessuno conosciuta. Entrò poi messer Bernardo in camera del Piccinino e gravemente si lamentò del trombetta, che gli aveva arsa la casa e la moglie, con molti mobili che in casa erano. Il Piccinino gli disse: – Gentiluomo, e’ mi incresce assai dei vostri dispiacieri, ma a le cose fatte non si può fare che fatte non siano. Pigliate il mio bargello e andate per tutta Pavia cercando quel ghiotto del trombetta, e sia ove si voglia, fatelo pigliare, ché al cul di Dio! lo farò sonar le trombe d’una maniera che mai piú non si metterá tromba a la bocca. – E cosí fece comandare al bargello che andasse con messer Bernardo e usasse ogni diligenza di pigliar quel ghiotto del trombetta, e metterlo in prigione e tenerlo sotto buona custodia. Il maestro di stalla, veggendo la donna giovane e bella, e sapendo la natura di Niccolò Piccinino, che troppo non era di donne vago, deliberò non perder questa ventura. Onde tutto il dí in camera la tenne, ove la fece disinare e cenare, ed anco egli seco mangiò e due volte seco si prese amorosamente piacere. E perché de le fantasme che di notte vanno a torno ella talora non avesse paura, tutta la notte le tenne nel letto buona compagnia, e volle che anco ci stesse un cancegliero del capitano, che era buon compagno. A la donna parve un nuovo mondo questo, perciò che il marito non le scoteva il pelliccione due e tre volte il mese, e alora tra il dí e la notte da tre uomini aveva avuto piú di diciotto prevende di biada. Sono alcuni che dicono che quella notte tutti i palafrenieri di stalla si giacquero con lei e che tutta la notte fu tenuta svegliata; ma io ho pur inteso che la cosa fu come v’ho narrato. La matina convenne a Niccolò Piccinino andar a Milano per parlare col duca Filippo, ove stette quattro o cinque giorni, nei quali il maestro di stalla e il cancegliero sempre fecero a la