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Il giovine, dapoi che cinque fiate ebbe bene scardazzata la lana, si partí e, giunto a la compagnia, fece rilassare Ambrogiuolo, il quale andò di lungo a ritrovare la sua Rosina; la quale, sentendo il segno, gli aperse e molto lo garrí che tanto l’avesse fatta aspettare. Ma egli, scusandosi, le narrò com’era stato prigione de la guardia e scappato, e che prima era stato a gran periglio per un morto che l’aveva assalito, e su questo diceva le piú belle pappolate del mondo. Ed entrando con la Rosina in letto, la lana, che era molto bene lavata, di nuovo inacquò piú volte e la scardazzò molto largamente.


Il Bandello al magnifico e vertuoso
messer Aloise da Porto salute


Dicesi communemente che il regno ed amore non vuol compagnia, come infinite volte per isperienza s’è veduto. E nondimeno, quando a me stesse a dar la sentenza qual sarebbe men male, io, senza piú pensarvi su, direi che ne la signoria si puó sofferir compagno, ma non in amore. Questo tutto il dí si vede: che ne le cose amorose chi sopporta il rivale è tenuto non uomo ma bestia. Onde ben disse l’ingegnoso poeta: che amor è cosa piena di timore sollecito, che è quel gelato verme di gelosia. E se senza rivale quasi per lo continovo si sta in sospetto, pensi ciascuno come si fa quando la téma è con fondamento. Non si può adunque amare senza temere, come nel suo sonetto disse la dotta e nobile signora Camilla Scarampa, che cosí canto:


Amor e gelosia nacquero insieme,

e l’uno senza l’altro esser non suole;

giudichi pur ciascun, dica chi vuole,

ché di buon cor non ama chi non teme.


Ora, quando l’uomo che ama si vede dalla sua donna abbandonato e non more, questo, vivendo, soffre pene insopportabili, e mentre l’amor dura è peggio che morto. E chi non l’ha provato non cerchi per isperienza di saperlo, ma sia al detto di tanti che provato l’hanno. Ragionandosi adunque di questa materia qui in Milano ne l’amenissimo giardino dei nobili giovini fratelli