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di mio padre, di mio marito e di tutti i miei, agramente riprendermene e darmene conveniente castigo. Sì che, valoroso signore, che gli altri solete vincere e soggiogare, vincete e soggiogate voi stesso e levatevi queste disordinate e poco onorevoli voglie di core, e attendete a la conservazione ed agumentazione del regno. – La compagnia che era col re e vedeva questi stretti ragionamenti imaginava che essi parlassero de l’assedio e de la guerra passata. In questo venne il sescalco e disse il desinar esser presto. Il perchè il re andò e si pose a mensa, ma niente o molto poco mangiò, stando tutto pensoso e di mala voglia. Ogni volta poi che gli veniva in destro di poter vagheggiar la dama, le gettava l’ingordo ed appassionato occhio a dosso, e cercando rallentar le cocenti e vive fiamme che miseramente lo ardevano, tuttavia le faceva maggiori e, come l’augello preso al visco, più ne l’amorosa pania s’intricava. I baroni ed altri, che vedevano questo insolito contegno del re, forte se ne meravigliavano; al vero perciò non si seppero apporre già mai. Stette quel giorno il re a Salberì e considerò le batterie fatte dagli scocesi e con i suoi lungamente ne ragionò, avendo di continovo l’animo a le sagge risposte de la dama, le quali quanto più vere e più oneste le stimava, tanto più s’affliggeva e si disperava di poter conseguir l’intento suo, – chè tutto era fitto in questo, – di prender amorosamente piacer con lei. Egli nel vero è gran cosa che quasi tutti questi lascivi innamorati quando sono di brigata con i lor compagni, se punto hanno del civile e del galante, lodano sempre quelle donne le quali amano, levandole con onorate parole fin al terzo cielo, e mai non si straccano d’essaltarle e commendarle. Per l’ordinario poi avendole date tutte le lodi che loro occorreno, di beltà, leggiadria, gentilezza, modestia, accortezza, prudenza, di belle maniere ed umanità, la più sublime e rara vertù che più magnificamente lodando estolgono e cantando celebrar si sforzano, è quella in ogni donna non mai a pieno lodata pudicizia ed onestà. Questa vertù di tanto valore e di tanta stima è tenuta ne le donne, e tanto quelle fa riguardevoli e degne di vera ammirazione, che se avessero tutte le grazie e lodevoli parti che al sesso feminile si convengono e questa sola manchi loro, perdeno in tutto la riputazione e l’onore e divengono femine del volgo. Ora questi innamorati, ancora che ne le loro innamorate lodino tanto il prezioso tesoro de l’onestà, tuttavia però se in effetto conoscono quelle esser pudiche ne sentono un dispiacer grandissimo, e vorrebbero che con tutti gli altri fossero onestissime, rigide e severe, pur che