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buon viso? – Il re, sentendo la soavità di quella angelica voce ed ascoltando quanto diceva, deliberò di scoprir l’amor suo e render, se possibil era, pieghevole la donna ai suoi desii. Mirabilissime certamente e penetrevolissime sono le fiamme d’amore e molto varie, causando secondo la varietà loro, ove s’appigliano, diversi effetti. Vedi colui acceso d’ardentissimo amore, il quale giorno e notte altro mai non fa che lamentarsi che troppo penace è il fuoco ove egli ardendo miseramente si consuma, e se con gli amici e compagni si duole, ha un fiume di parole in bocca che di continovo correndo mai non s’asciuga. Ma come vede la sua donna e che delibera dirle quanto per lei è in mortal pena involto, trema come un fanciullo innanzi al maestro e diviene di tal modo muto che non può formar parola, e in questa maniera tacendo e ardendo consumerà mesi ed anni. Tuttavia costui, che così nel cospetto d’una donna trema e tace, non si moverebbe di passo per uno o dui uomini armati, ed innanzi a gran prencipi e regi non solamente bene, ma con audace e ferma voce le ragioni sue direbbe. Un altro poi in quel punto medesimo che s’innamora e che si sente per tutte le vene sparger il liquido, sottile e velenoso fuoco de l’amore, che in lui non lascia dramma che interamente non arda, tanto animoso diviene che, ogni volta che abbia occasione di parlar a la sua donna, tutte le sue passioni arditamente le scopre, e spesso il primo giorno del suo amore è anco il primo a manifestar le fiamme. E di questa sorte era il re Odoardo, il quale, poi che vide la contessa tacere, così con pietosa voce a quella disse, avendo gli occhi di lagrime colmi: – Ahi, cara dama mia, quanto sono i miei pensieri, misero me, lontani da quello che forse v’imaginate! – E questo dicendo, fu costretto a lasciar uscir dagli occhi alcune lagrimette. Poi disse: – Io ho un ardentissimo pensiero che fieramente mi molesta, nè è possibile che di cor me lo levi, e mi v’è nato dapoi che io son giunto qui, e non mi so risolvere. – Taceva la donna veggendo cotali maniere nel re, e non ardiva nè sapeva che dirsi, quando egli con un pietoso sospiro le disse: – Che dite voi, dama? non sapete voi darmi alcun compenso? – Ella, alquanto assicurata e il tutto pensando se non ciò che era: – Sire, – rispose, – io non saperei che rimedio darvi, non sapendo che male sia cotesto che tanto par che vi prema. Se state di mala voglia perchè il re di Scozia abbia danneggiato il paese nostro, il danno non è tale che meriti nel vero che un tanto personaggio se ne affligga, oltra che, la Dio mercè, voi sète in esser di poterne con doppio strazio pagar gli scocesi, come