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che ella' 'punto ritrosa non si mostrava, preso alquanto più d’ardire, cominciò a giocar di mano in quelle parti ove tutti gli amorosi piaceri metteno l’ultimo fine. Catella da l’altro canto, che tutta d’amor ardeva e tanto era accesa che veggendosi ne le braccia di così bel giovine sentiva un piacer non mai più sentito, lasciava che egli facesse come voleva. Onde Paolo, presa quella occasione, scherzando scherzando, la gettò sovra un lettuccio, e le fece gustar un’acerba dolcezza la prima lancia che ruppe; ma poi, negli altri arringhi che corse, seppe sì ben fare che spezzò quattro altre lancie con tanto piacer de la giovanetta, che ella avrebbe voluto correrne altre tante. E non s’accorgendo del fuggir de l’ore e la fante essendo andata a far suoi servigi per casa, lasciò la porta de la strada aperta. Venne in questo Gerardo ed entrò in casa. Passando poi dinanzi a la camera ove gli amanti, stracchi per la giostra, s’erano posti suso una panca a sedere e ragionare, sentì colà entro esser gente e disse: – Chi è là? – Il dire e il dar de’ piedi ne l’uscio de la camera ed aprirlo fu tutto uno. Come egli vide Paolo con la figliuola, così tenne per fermo che non Paolo, ma che fosse la Nicuola, de la quale, come già s’è detto, era fieramente innamorato. Onde mancatali tutta la còlera in che entrato era pensando che un uomo fosse con Catella, guardava Paolo, e quanto più lo guardava tanto più si confermava nel parer suo ch’ei fosse la Nicuola. Catella che al comparir del padre era rimasa mezzo morta, e Paolo che tutto tremava, poi che videro che il vecchio, fermatosi, nulla dicendo se ne stava, attesero con meglior animo a che fine egli riuscisse. Come già s’è ragionato, Paolo e la Nicuola sua sorella erano tanto simili che con diffìcultà grandissima si poteva scerner da chi più in pratica gli aveva, qual di loro fosse il maschio e qual la femina. Gerardo poi che buona pezza con ammirazione grandissima ebbe contemplato Paolo, sapendo che il figliuolo d’Ambrogio non si trovava, restò certo che la Nicuola si fosse vestita da uomo, e disse a Paolo: – Nicuola, Nicuola, se tu non eri quella che sei, io t’assicuro che a te ed a Catella io faceva un tristo scherzo. – Poi rivolto a la figliuola, disse che andasse di sopra e lasciasse la Nicuola a basso, perchè egli le faria miglior compagnia di lei. Partì Catella, parendole fin a quell’ora aver avuto buon partito, poi che il padre altrimenti nè garrita nè battuta l’aveva; ma non intendeva nè sapeva apporsi a che fine il padre nomasse quella Nicuola. Paolo da l’altra parte dubitò che il vecchio volesse far a lui ciò che egli a sua figliuola aveva fatto, e diceva fra sè: – Questo vecchio