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mentre che io viva, signore e che di me tu disponga ad ogni tua voglia. Io non ricerco chi tu ti sia, nè se povero o ricco sei nè di qual sangue nato. Mio padre, la Dio mercè, è ricco per te e per me, e tanto vecchio che più poco può vivere. Sì che attendi a far i fatti tuoi e lascia andar Lattanzio; chè io per me non sono mai per amarlo e comincerò fin oggi a non gli mostrar più buon viso. – Parendo a Romulo che la bisogna andasse a suo modo, dopo alcuni ragionamenti promise a Catella di far quanto voleva e senza fine del suo offerire la ringraziò, rendendosele sempre ubligato; ma che bisognava andar cautamente, a ciò che Lattanzio di nulla s’avvedesse già mai. E discorso insieme quanto aveva da dirgli, dopo molti amorosi baci dati e ricevuti, Romulo si partì, avendo sofferto una gran paura che talora Catella non le mettesse le mani in parte che avvista si fosse che non era maschio. Partitosi adunque, se n’andò di lungo a casa e ritrovò il padrone che con desiderio l’aspettava. Prima seco si scusò de la tardanza del ritorno, con dire che era stato buona pezza innanzi che a Catella potesse parlare, e che parlando poi con quella l’aveva ritrovata' 'in una grandissima còlera, sì perchè dal padre quell’istesso giorno era stata molto acerbamente garrita di questo suo amore, e sì anco per aver inteso che egli era d’un’altra fanciulla innamorato. – Io, – diceva Romulo, – assai sforzato mi sono di levarle questa openione del capo, ed holle addutte mille ragioni e seco lungamente contrasto, ma il tutto è riuscito indarno. – Restò Lattanzio a questa nuova molto smarrito e di mala voglia, e si fece dir e ridire ben diece volte da Romulo tutto il ragionamento che tra Catella e lui era passato. Pregò poi Lattanzio il paggio che, pigliata l’oportunità, volesse ritornar a parlar a Catella ed assicurarla che egli altra donna al mondo non amava che lei e che era per farlene tutte le prove possibili; e che ella facesse pure quanto voleva, chè egli non era per amar altra già mai, essendo disposto di esserle eternamente lealissimo servidore. Romulo disse di far ogni cosa che sapesse e potesse per andarle a parlare. Ora il dì seguente, essendo Catella a la finestra, Lattanzio passò per la contrada e aggiungendo vicino a la casa, la giovane con un atto disdegnoso si levò via da la finestra e si tirò a dentro. Accrebbe questo atto grandissima fede a le parole di Romulo che dette aveva al padrone, il quale di malissima voglia pieno se ne tornò a casa, e con Romulo cominciò a lamentarsi de la sua disgrazia e mala fortuna, e stimolato da la còlera dire che Catella non era