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usano di far ai paggi loro. Sì che a me piaceria che tu ti levassi questo capriccio di capo e attendessi ad altro. Oramai tuo padre non può tardar molto che non venga, ed io non vorrei per tutto l’oro del mondo, – egli venga quando voglia, – che di queste favole sapesse cosa alcuna: chè guai a te e a me! Se tu vedi che Lattanzio è disposto di voler Catella ed ogni dì tocchi con mano quanto egli è di lei invaghito, a che affaticarti invano? perchè vuoi tu metter la vita e l’onore a tanto rischio, se frutto alcuno non sei per averne? Tutte le fatiche ricercano guiderdone ed è pazzia durar fatica indarno, massimamente ove tanto di danno possa seguire. E tu che ricompensa aspetti di tanta servitù? Tu aspetti eterna infamia non solamente di te stessa ma di tutta la casa tua e, che non è da esser poco stimato, tu aspetti perderne la vita. A che amare chi non t’ama? a che seguir chi volando se ne fugge? Io per me mai non sono stata così pazza ch’io sia voluta correr dietro a nessuno. Lascia costui, figliuola mia, volgi il tuo pensiero altrove, chè in questa nostra città non ti mancheranno giovini tuoi pari, che ti ameranno ed averanno di grazia d’averti per moglie. E che sai che costui se pur fin qui non ti ha conosciuta, non ti conosca un dì e prenda di te quei piaceri ch’ei vorrà, e poi di te più non si curi e faccia di maniera che tu diventi donna del volgo, essendo mostrata a dito per una putta sfacciata? Sì che, figliuola mia, lasciati consigliare e resta qui meco. – Stette alquanto Nicuola sovra pensiero e poi, dopo un ardente sospiro, disse: – Cara mia mamma, io conosco che tu parli molto amorevolmente; ma io ho fatto tanto che ne voglio veder il fine, avvengane ciò che si voglia. Anderò ora a parlar a Catella e vederò come si moverà, perchè fin qui Lattanzio non ha avuto se non risposte generali. Poi Dio m’aiuterà, che conosce il mio core e sa che per altro non m’affatico se non per aver Lattanzio per marito. Io verrò ogni dì qui a parlar teco, e se mio padre verrà, provederemo a’ casi nostri a la meglio che si potrà, non mi parendo per ora pensar al male innanzi che venga. – Indi partita da la Pippa, se n’andò di lungo verso la casa del Lanzetti e a punto arrivò che Gherardo andava in piazza per certi suoi bisogni. La fante di Catella era in porta, a cui Romulo fatto il' 'cenno che dal padrone aveva appreso, fu introdutto dentro e messo in una de le camere terrene. Andò su la fante e disse a Catella: – Madonna, venite giù, perchè Lattanzio ha mandato a parlarvi il suo bellissimo paggio che detto m’avete piacervi tanto. – Catella subito discese a basso ed entrò in camera ove Romulo l’