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il padrone alcuna fiata parlarle; onde avuta questa commissione, se n’andò tutto di mala voglia e tanto mal contento quanto dir si possa. Ma prima che andasse a trovar Catella, si ridusse a casa di Pippa, a la quale dopo alcuni ragionamenti così disse: – Mamma mia, io mi ritrovo ne la maggior disperazion del mondo, perciò che mai non avendo avuto ardire di scoprirmi al mio amante e veggendolo fieramente innamorato di Catella Lanzetti, vivo in tanta mala contentezza di questo mio amore che io non posso sperarne buon fine. E che peggio mi fa e più mi tormenta, è che ora mi conviene andarle a parlare per nome di Lattanzio e indurla che voglia amarlo, perchè la farà richieder al padre a prenderalla per moglie. Or vedi, mamma, a che termine son condutta e se mi può fortuna far peggio di quello che mi fa. Se Catella si dispone' 'che voglia amarlo e si contenti prenderlo per marito, io non vivo un’ora, nè rimedio alcuno veggio a lo scampo de la travagliata mia vita, perchè è impossibile che io veggia che sia d’altri che mio, e viva. Consegliami, cara mia mamma, a dammi aita in questo mio importantissimo bisogno. Io sperava pure, veggendo la mia servitù esser molto grata a Lattanzio, discoprirgli un dì i fatti miei e indurlo ad aver di me pietà; ma ora ogni mia speranza è ita al vento, conoscendolo sì fieramente invaghito di costei, che tutto il giorno e la notte in altro mai non pensa nè d’altro ragiona già mai. Lassa me! se mio padre venisse e sapesse quello che ho fatto, che sarebbe de la vita mia? Egli m’anciderebbe certamente, e non mi valeria scusa alcuna. Mamma mia cara, aiutami, aiutami per Dio, cara mia mamma! – E questo dicendo, piangeva dirottamente. La Pippa che l’amava più che propria figliuola, commossa dal pianto di quella, cominciò anco ella a lagrimare. Ma rasciugati gli occhi le disse: – Vedi, figliuola: tu sai quello che tante volte ti ho detto circa questo tuo amore, e mai non l’hai voluto prestar fede. A me parrebbe, e certo questo è il meglio, che tu rimanessi qui ed io ti rimenerò al monastero fin che tuo padre venga, e adatterò in modo la cosa che il tutto starà bene. Chè se mai si sapesse che tu vestita da uomo avessi servito Lattanzio e in camera sua tante notti dormito, che pensi tu ciò che si favoleggiasse de’ fatti tuoi? Io t’assicuro che mai non trovaresti marito. Ed ancor che tu mi giuri che nessuno t’abbia per donna riconosciuta, io non te lo credo. Tu puoi ben dire ciò che tu vuoi, che io crederò ciò che a me pare che ragionevolmente si debbia credere. Io so bene ciò che questi padroni giovini