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meravigliare e doler che voi. Io, signor mio, già circa dui anni, per via del cancelliero d’essa signora Auriga ne mandai in Italia trenta d’essi libri, tra i quali uno era per voi, notato col nome vostro nel principio del libro, e a quello ch’io veggio egli è ito in Persia, come alcuni altri. Onde mio cugino messer Giacomo Francesco Bandello, al quale in Mantova ne indirizzai alcuni, mi scrisse non gli aver avuti tutti e che gli altri erano la metà guasti. Ma io ve ne manderò uno con la prima comodità che mi venga. Tuttavia io vi ringrazio infinitamente de la memoria che di me tenete, chè nel vero, a parlarvi di core, io averei giurato che più di me non fosse ricordanza appo voi, essendo quasi un’età che non mi vedeste. Nondimeno io sempre v’ho avuto in memoria, ed ove m’è accaduto parlar degli elevati ingegni italiani de la nostra età, io v’ho di continovo annoverato tra i primi. E in fede di quanto diceva, ho mostrato a molti la elegia, in alcuni luoghi di man vostra emendata, che ancor fanciullo ne la consacrazione de la vostra lanuggine a Venere componeste in Pavia. Ho anco fatto veder la «selva», che per la morte del nostro vertuosissimo messer Marc’Antonio Torre, con l’epitaffio, decantaste, o lagrimaste più tosto. Taccio altre «selve», endecasillabi, giambici ed epigrammi che appo me sono, con quello dell’«r» del Quinziano. Le quali cose mostrano l’altezza ed il candore del vostro ingegno; onde mosso dal testimonio mio, il signor Giulio Scaligero nei suoi Eroi v’ha dato onorevol luogo, come ad instanzia mia ha fatto ad alcuni altri, e ne le Eroine ad alcune gentilissime donne, e questo suo libro insieme col mio vi manderò. Ma tempo è che noi ascoltiamo Vespasiano. Questa adunque mia novella accetterete con quella generosità di core che quando eravamo a Pavia la creanza vostra dimostrava. E tenendomi nel numero dei vostri, mi vi raccomando e prego Dio che voglia darvi quanto desiderate. State sano.

Nicuola innamorata di Lattanzio va a servirlo vestita da paggio e dopo molti casi seco si marita, e ciò che ad un suo fratello avvenne.


Io non posso se non dire che sia atto degno di meraviglia ciò che Lodovico fece, che essendo nobile e ricco andasse a servir altrui. Ma come si dice che egli era innamorato, subito cessa l’ammirazione, perciò che questa passione amorosa è di troppo