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impresa. La giovane più oltra non pensando fece quanto la padrona l’aveva comandato. La vedova, o ch’ella fosse disonestamente del vietato amor del figliuolo accesa, o che' 'pure in effetto gli volesse far un gran romore in capo per fargliene una gran vergogna, o che che se ne fosse cagione, fece dar la posta al figliuolo da la donzella e in luogo suo andò e si corcò nel letto. Il giovine, avuta questa promessa, si trovò il più allegro e contento uomo del mondo, e a l’ora deputata andò e appresso a la madre, dispogliatosi, in letto si mise. Era la vedova assai giovane ancora, di trentuno in trentadui anni, e sentendosi il figliuolo appresso, e in lei destatosi il concupiscibile appetito, quello non come figliuolo ma come caro amante ne le braccia ricevendo, del suo corpo impiamente gli compiacque. Egli che mai più non era con donna carnalmente giaciuto, non sapendo discerner l’esser d’una vergine da una corrotta, fece valentemente il poter suo ed impregnò la madre quella notte istessa. La quale per levar l’occasione di più tornarvi, essendo pentita de la commessa sceleratezza, mandò il dì seguente la donzella a casa d’un suo vicino parente, trovando certe sue scuse; e poi si mise ad essortare il figliuolo che volesse andar a la corte del re Lodovico duodecimo e non perder più tempo a casa, essendo già in età di poter travagliare. Fu cosa facile il persuadere al giovine l’andare in corte; il perchè messo da la madre ad ordine di ciò che era bisogno, andò in corte e si mise a servir il re Lodovico. La vedova, come si sentì di certo esser gravida, si trovò la più disperata donna del mondo, avendo prima innanzi agli occhi l’enormissimo peccato che commesso aveva, e poi non sapendo come far a partorire che non restasse svergognata. E pensando bene sovra i casi suoi, deliberò di scoprirsi ad un suo cugino che stava in un suo castello non molto lungi da lei. A costui dunque ella manifestò il tutto, pregandolo caramente che di lei a un tratto avendo pietà pigliasse cura de la vita e de l’onor di lei. Il parente, uomo da bene, considerando l’errore esser già fatto e che rimedio non ci era a fare che fatto non fosse, si dispose a salvezza de l’onor de la parente e le disse: – Cugina mia, qual sia l’errore in che sei cascata, tu stessa lo sai. Egli è fatto ed altro rimedio non ci è se non che tu l’acconci con Dio, confessandoti del tuo peccato e facendone la penitenza che data ti sarà. Al rimanente io metterò bene con l’aiuto di Dio tal rimedio che niente se ne saperà. Tu verrai a starti meco e là partorirai. Io provederò di nutrice per la creatura che nascerà e la farò nodrire come cosa mia, e la cosa anderà di modo che nessuno risaperà