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Di questo ella fece nè più nè meno come del primo fatto aveva. Ecco quanti mali procedono da un disordinato appetito. Ma non bastarono a la rea femina le morti del marito e dei dui figliuoli, chè alcuni altri fece uccidere. Era in casa un paggio il quale, o che s’accorgesse de la disonesta vita de la donna o de la morte dei dui figliuoli o pur d’alcuni altri servidori che erano stati morti, si lasciò uscir alcune parole di bocca, le quali da quel servidore udite che il secondo figliuolo aveva da la cima del colle gittato a basso, furono a la donna ed al Tolonio da lui referite. Il perchè consegliatisi tra loro, deliberarono che il paggio non mangiasse più pane. Prese la cura il Tolonio di far seguir l’effetto conforme al loro malvagio volere. Nè troppo indugio diede al fatto, ma parlato a Gioan Tros che aveva il signor di Cabrio marito de la malvagia femina ammazzato, gli comandò che per ogni modo il povero paggio uccidesse quanto più tosto avesse la comodità; il che da l’omicidiario fu in breve fatto. E così il povero paggio mandato da la donna non so dove, passando per certo boschetto, fu da Gioan Tros come un semplice agnello svenato. Desiderava molto madama di Cabrio aver per marito il suo adultero, ed egli altresì volentieri averebbe sposata lei, sapendo che oltra la buona dote ella era piena di danari; ma al commune desiderio di tutti dui ostava che il Tolonio aveva per moglie la figliuola d’un Giovanni Turlaire che stava a Hieras, donna da bene e d’ottimi costumi ornata, da la quale già n’aveva figliuoli. E’ non è molto che un suo figliuolo fu a Bassens nel vostro castello, madama illustrissima, quivi capitato in compagnia d’un profumiero italiano. Ora dopo molti ragionamenti fatti tra loro, deliberando il Tolonio esser in sceleratezze eguale a la sua adultera, conchiuse con lei di levarsi la buona moglie dinanzi agli occhi. Fatta cotal deliberazione, non sapeva in che modo farla morire. Fu più volte per operare che Giovan Tros ministro suo di simili sceleraggini la devesse svenare, ma non sapeva che via tenere chè la cosa fosse occolta. Pensò avvelenarla, ed anco questo modo non gli andava per la fantasia, non si fidando prender il veleno dagli speciari ed egli non sapeva distillar sorte alcuna di veleni. Ma accecato da l’appetito che aveva di tòrre l’adultera per moglie, deliberò egli stesso esser quello che la moglie ancidesse. Onde una notte, essendo nel letto con esso lei, quella con le proprie mani crudelissimamente strangolò, dando la voce che d’un fiero accidente che assalita l’aveva, non la potendo aiutare, era morta. Giovanni Turlaire padre de la suffocata donna si trovava in quel dì in