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intromise la scelerata donna dentro la camera Elmige e Perideo armati. Destatosi Alboino e conosciuto il manifestissimo periglio, diede di mano a la spada, ma trovandola in guisa legata che sfoderare non la poteva, prese uno scanno e per un pezzo si diffese. Ma che poteva egli disarmato contra dui armati e gagliardi, dei quali uno non aveva pari di fortezza? Così Alboino, uomo bellicosissimo e di somma audacia, fu morto, e per trama d’una donna morì colui che ne le battaglie contra i nemici sempre era stato fortunatissimo. Il suo corpo in Verona con pianto grandissimo dei longobardi fu sotto una scala del palagio sepolto. Elmige, a cui Rosimonda aveva promesso farlo re e pigliarlo per marito, veggendo che occupare il reame non poteva per la resistenza dei baroni che alora erano in Verona, e dubitando non esser morto come gli altri prencipi fossero venuti per eleggere il re, si trovò molto di mala voglia. E non s’essendo ancora potuto saper chi fossero stati gli omicidi del re, Rosimonda, Elmige e Perideo, con Albisinda figliuola d’Alboino e de la prima sua moglie Clodsuinda, montati in nave, avendo tutti i tesori longobardi presi, a Ravenna navigarono. Quivi molto onoratamente Elmige, che già sposata aveva Rosimonda per moglie, con lei e tutta la compagnia fu da Longino ricevuto e dentro la città in buono albergo alloggiato. Mentre che in Italia queste cose avvennero, Giustino imperadore in Costantinopoli se ne morì, a cui successe ne l’imperio, da lui adottato, Tiberio, il quale guerreggiava contra persiani – e se la fortuna prospera che ebbe ne le parti orientali avesse avuta in Italia, sarebbe stato imperadore felicissimo; – onde non puotè attendere a la liberazione de l’Italia, che quasi tutta era dai longobardi occupata. Longino, conoscendo che Tiberio non era per curare le cose de l’Italia, cominciò a sperare di potersi impadronire di quella, e col mezzo di Rosimonda acquistar la più parte dei longobardi, essendo ella da molti di loro amata e tenuta in estimazione, e tanto più sapendo quella seco tesori infiniti aver portati. Conferì adunque con molte parole l’intento suo con Rosimonda, e sì bene la persuase che ella promise d’avvelenare Elmige e prender lui per marito. Eccovi che cervello di donna! Non le era paruto far assai a romper il nodo matrimoniale e sottomettersi in adulterio ad un semplice privato armigero; non le bastava d’avere con inganno fatto ammazzare Alboino suo marito, rubati tutti i tesori regii e menata via la figliuola del re; se anco il secondo marito, benemerito di lei e che a tanto rischio s’era per quella posto, senza alcuna colpa di lui non avvelenava. Ma io non voglio