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la medicina che io intendo adoperare in questa cura: di modo che la notte e il dì io mi rimarrò seco, perciò che anco di notte a certe ore mi converà i miei rimedii usare. – Udendo i signori commissari questa gentildonna parlare così animosamente in tanto periglioso caso e dove i più dotti di Francia e d’altri luoghi erano mancati, fecero intendere a monsignor Filiberto esser venuta una gentildonna del paese del Piemonte che s’offeriva curarlo. Egli se la fece a l’albergo condurre e, come la vide, subito la conobbe. Onde giudicò che ella, non per amor di lui, ma per la gola dei dieci mila franchi avesse preso la fatica di quel viaggio. E pensando a la gran durezza di lei e crudeltà che verso lui aveva ella usato e agli strazii che per lei aveva patito, sentì il suo fervente amore, che già quasi era intepidito, cangiarsi in desio di giusta vendetta. Per questo deliberò di prender di lei quel piacere che la fortuna gli metteva innanzi e de la moneta che meritava pagarla. Perciò, essendo restati soli in camera e l’uscio di quella di dentro da lei fermato col chiavistello, ella gli disse: – Monsignor mio, non mi conoscete voi? non vedete che io sono la vostra cara Zilia, che già tanto dicevate amare? – Egli accennò che bene la conosceva; ma toccandosi la lingua con il dito, mostrava che non poteva parlare e si stringeva ne le spalle. E dicendoli la donna che l’assolveva dal giuramento e da la promessa fattale, e che era venuta a Parigi per far tutto quello che egli le comandasse, egli altro non faceva se non stringersi ne le spalle e toccarsi la lingua col dito. Madonna Zilia, veggendo questi modi che monsignor Filiberto teneva, era in grandissimo dispiacere; e veggendo che preghiere che facesse nulla giovavano, cominciò amorosamente a basciarlo e fargli tutte le carezze che sapeva, di modo che egli, che era giovine e che pure aveva ardentemente la donna amata, che nel vero era molto bella, si sentì destare il concupiscibile appetito e moversi chi forse dormiva. Il perchè, così a la mutola, egli prese quell’amoroso piacere di lei che tanto aveva desiderato. E così molte fiate ne lo spazio dei quindici giorni seco si trastullò amorosamente, ove, ancor che tutte le membra si snodassero, la lingua mai snodare non volle, non gli parendo che un bacio che in Moncalieri dato gli aveva meritasse così lunga e grave penitenza. Onde chi volesse narrare i ragionamenti che la donna gli fece e i caldi prieghi che ella gli sporse e le lagrime che sparse per ottenere da lui che parlasse, non se ne verrebbe a capo in tutto oggi. Ora, venuto il termine da lei preso, e non volendo monsignor Filiberto parlare, ella conobbe la grandissima sua sciocchezza e presunzione