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ho dato un bacio che chiesto m’avete, con speranza che farete quanto vi commetterò. Onde vi dico che io voglio in essecuzione de la fede vostra che voi, da questa ora fin che siano passati tre anni intieri, non parliate mai con persona del mondo, uomo nè femina, sia chi si voglia, di modo che per tre anni continovi restiate mutolo. – Stette non molto messer Filiberto tutto ammirativo, e quantunque questo comandamento gli paresse indiscreto, senza ragione e difficillimo da esser integralmente osservato, nondimeno egli con mano le accennò che faria quanto ella gli comandava. E dinanzi a lei inchinatosi, se ne partì e al suo albergo ritornò. Quivi pensando a’ casi suoi e per la mente ravvolgendo l’aspro giuramento che fatto aveva, deliberò, se leggermente s’era con fede di sagramento ubligato, di volerlo con saldo proponimento e intera osservanza mantenere. Fingendo dunque casualmente aver perduta la favella, partitosi da Moncalieri, andò a Virle e, vivendo da mutolo, con cenni e con iscritti si faceva intendere. La compassione che tutti gli avevano era grande, e meravigliosa cosa pareva a ciascuno che senza accidente d’infermità egli avesse la loquela perduta. Ordinò messer Filiberto tutto il governo de le cose sue, facendo suo procuratore un suo cugino germano; e postosi in assetto di buone cavalcature, e dato ordine come danari a certi tempi gli fossero mandati, si partì di Piemonte e passò a Lione di Francia. Egli era bellissimo de la persona, ben membruto e gentile ne lo aspetto, di modo che ovunque andava e sapevasi la sua disaventura, aveva ciascuno di lui pietà. Aveva in quei tempi Carlo settimo re di Francia avuta crudelissima guerra con gli inglesi, e tuttavia gli combatteva, ricuperando per forza d’arme quanto eglino per molti anni innanzi agli altri re di Francia avevano occupato. E cacciandogli di Guascogna d’altre bande, attendeva a finire di levargli la Normandia. Udendo questo, messer Filiberto si deliberò andar a la corte del re Carlo, che alora era in Normandia. Arrivato che ci fu, vi ritrovò alcuni baroni suoi amici dai quali fu benignamente raccolto. Ed inteso il caso suo, che era per accidente incognito fatto mutolo, gli ebbero compassione. Egli a costoro fece cenno che là era venuto per far il mestiero de l’arme in servigio del re. Il che a loro fu molto caro, conoscendolo per innanzi uomo di grandissimo animo e molto prode de la sua persona. Onde messosi in arnese d’arme e di cavalli, avvenne che si deveva dar l’assalto a Roano, città principale di Normandia. In questo assalto messer Filiberto si diportò tanto valorosamente quanto altro che