Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
la notte, egli mostrò voler attendere a l’infermo. Era sul principio de la notte venuto monsignor lo vescovo a veder Bigolino e gli aveva dette le migliori e più amorevoli parole del mondo, chè in vero molto gli doleva de la perdita del suo giocolatore. Volendo il vescovo partire, Bigolino fece con le mani un certo cenno che pareva che volesse dire qualche cosa. Il vescovo amorevolmente se gli accostò dicendo: – Bigolino mio, fa buon animo, chè Iddio ti aiuterà. Vuoi tu nulla da me? – Il cattivello accennava che sì. L’amico e compagno di Bigolino teneva anch’egli detto che cosa voleva, chè monsignor era per far ogni cosa. Tanto accennò e tanti atti fece il buffone, che il suo compagno disse: – Monsignore, egli mi par che questo poveretto voglia il suo giuppone. Che vorrà egli fare? Io credo che la morte lo cacci. – Fu recato il giuppone a Bigolino, il quale, come l’ebbe in mano, accennò al vescovo che lo pigliasse e con la mano gli mostrava che in certo luogo guardasse d’esso gippone. Il vescovo lo pigliò, e volendo discucire quella parte che Bigolino gli aveva mostrata, egli fe’ a la meglio che puotè‚ cenno che via se lo portasse. Monsignore, volendo vedere che cosa fosse questa, se n’andò col giuppone a la sua camera e tutto solo, preso un coltello, aprì quella parte del giuppone che l’infermo mostrata gli aveva. Ivi ritrovò uno scritto di banco sì bene contrafatto che proprio pareva fatto nel banco degli Spinelli a Napoli, per lo quale i banchieri d’esso banco si obligavano a render seicento ducati d’oro in oro a chiunque gli porterebbe il detto scritto, mostrando che Bigolino gli avesse su il banco depositati Come il vescovo vide lo scritto, facilmente credette che fosse vero e pensò che Bigolino gli avesse depositati in quel tempo che egli era stato seco a Napoli, convenendo la data de lo scritto con quel tempo; e tanto più teneva questo per vero che sapeva in quei dì dal vicerè e da’ baroni essere state donate di molte cose a Bigolino, e che anco aveva avuti dei ducati per le piacevolezze sue che fatte aveva. Onde tra sè disse: – Veramente non è così pazzo Bigolino come è tenuto. Egli s’ha molto bene saputo governare. – Era il vescovo non solo de l’entrata' 'del vescovado ma di molte altre rendite assai ricco, ma avaro troppo: onde si persuase che Bigolino gli avesse data la cedula a ciò che i danari gli restassero, e così serbò lo scritto. Quando fu ciascuno ito a dormire, Bigolino con l’aiuto de l’amico cenò a suo bell’agio e poi dormì sin passata mezza notte; nel qual tempo il compagno ebbe modo d’aver un bacile di sangue e tutto lo riversò dinanzi al letto di Bigolino, che già tutto il volto s’era insanguinato. Il compagno