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al reverendo e dotto padre fra Leandro Alberto da Bologna de l’ordine predicatore.


Molte fiate, essendo voi, Leandro mio, in Milano, abbiamo ragionato de l’ignoranza d’alcuni che sui publici pergami predicano assai cose che sono fuor d’ogni ragione, e massimamente che cercano con finti miracoli di voler eccitare gli auditori a divozione. Questi tali vogliono le cose de la fede catolica, predicate e confermate col sangue e testimonio di tanti gloriosi martiri, con le loro magre fizzioni far più ferme e non s’avveggiono che s’affaticano d’accrescere con un picciolo lumicino la luce e il calor del sole. E perchè la religione cristiana non ha bisogno di bugie, essendo vera e catolica, s’è ne l’ultimo concilio lateranense, cominciato sotto Giulio secondo e finito sotto Lione decimo, espressamente proibito che nessuno, di che grado si sia, presuma predicar queste chimeriche invenzioni di falsi miracoli; il che nel vero santissimamente è stato fatto. Ora, non è molto, ragionandosi di questa materia ne l’orto de le Grazie, ove essendo da Roma venuto a Milano frate Salvestro Prierio, maestro del sacro palazzo, vi si ritrovò anco messer Francesco Mantegazzo, patrizio milanese ed uomo di grandissima gravità, quivi dissero alcuni che gli errori che seminava Martino Lutero, e senza dubio in grandissima parte, hanno avuto origine da la indiscreta superstizione di molti religiosi e da la avara ingordigia d’alcuni chierici e da la poca provigione che al principio gli era stata fatta. E ciascuno diceva ciò che più gli pareva a proposito. Il magnifico Mantegazzo alora, rivolto al maestro del sacro palazzo, e preso di parlar licenza, narrò una istorietta a questo proposito che tutti ci fe’ ridere. Era io presente al suo parlare e, parendomi l’istoria degna d’essere scritta, quella subito scrissi. Ed intervenendo ne l’istoria quasi per principale un bolognese, voi m’occorreste a cui meritamente ella da me dedicar si devesse, essendo voi nato in Bologna d’onorata ed antica famiglia, e scrivendo tutto ’l dì gli annali de le cose dai bolognesi fatte, con tante altre vostre opere che componete. Questa adunque istoria vi mando e dono in testimonio de la nostra cambievole benevoglienza. State sano.