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avvenne che essendo di state, essi si vestirono di zendado bianco, cioè il giuppone e il robone; le calze erano di panno bianco e le scarpe e la berretta pur bianche, di velluto, con pennacchini bianchi ne le berrette. Con questo abito comparsero in publico, e come pavoni andavano facendo la ruota, e a passo a passo riguardandosi e contemplandosi da ogni banda, e tuttavia con la coda de l’occhiolino sotto vista mirando s’altri guardava loro, parendogli pure che ciascuno di questo loro abbigliamento devesse tener proposito. Quando poi erano in compagnia d’altri, fuor d’ogni proposito entravano sul pecoreccio di questo lor abito, di modo che ciascuno fuggiva la pratica loro più che si poteva, parendo a tutti aver sempre negli orecchi: – Mirate questo passamano come profilatamente sta su questo giubbone! vedete queste penne finissime come' 'ad ogni picciolo soffiare di poco vento si moveno e fanno un tremolare il più bello del mondo! che dite voi di questi puntali e di questa maestrevolmente fatta impresa? Certo che il tutto campeggia per eccellenza. E vi so dire che pochi, eccetto noi, averebbero sì bene accompagnato il tutto. – Con queste e altre simili ciancie erano a noia a tutti. Eravi un giovine molto galante, accorto e avveduto, al quale questi fecciosi modi di questi dui ganimedi meravigliosamente dispiacevano. Questi andava pur tuttavia imaginandosi come potesse lor far una berta e levar quella seccaggine de le orecchie di tutti. E cadutogli ne la mente ciò che far intendeva e al tutto messo buon ordine, aspettava l’occasione di poter mandar ad effetto ciò che imaginato s’aveva. Era, come di già v’ho detto, di state; onde avendo egli avvertito che quasi ogni sera questi pavoni bianchi passavano per la contrada ove egli aveva la sua casa, perciò che colà vicino erano due belle giovanette con le quali eglino facevano l’amore, si mise un giorno dopo cena a star in porta a prender del fresco. E non essendo guari dimorato, ecco che i dui innamorati pavoneggiandosi arrivarono, ai quali fattosi incontra e presogli ambidui per le mani, disse loro: – Voi sète miei prigioni, e quindi non partirete senza ber un tratto. – Accettato l’invito dai dui, entrarono in casa; ove volendo i servidori lavar i bicchieri, disse il galante giovine: – Io vo’ che noi andiamo giù nel rivolto a bere, perchè averemo più fresco. – E fatto accender un torchio, essendo l’ora tarda e la cava scura, scesero a basso. Mentre che i bicchieri si lavavano, si posero tutti tre i giovini a passeggiar per la cava, che era assai grande e spaziosa. Era quivi un gran vaso pieno d’acqua, che il giovine v’aveva fatto metter a posta. E perchè pareva di grandezza tale che