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a quei giorni egli scolare legista in Pavia. E perchè è cosa da notare, l’ho voluta mandare a donarvela a ciò che, secondo che d’un sangue siamo, siate anco partecipe de le mie novelle. State sano.
Devete, signori miei, sapere che, essendo io ancora secolare e stando in Pavia ad udir le leggi civili, frate Bernardino da Feltro, uomo ne la religione nostra di grandissima stima, predicò tutto un anno nella chiesa maggiore di Pavia, con tanto concorso che maggiore mai non fu in quella città veduto. Egli aveva l’anno innanzi predicato in Brescia e fatto publicamente sulla piazza ardere quei capelli morti che tutte le donne avevano in diverse fogge in capo, che per accrescer la nativa loro beltà solevano portare, ed arso anco simili altre vanità donnesche. Fece anco arder quanti libri degli epigrammi di Marziale erano in quella città, e molte altre cose degne di memoria fece. Ora essendo egli il giorno del nostro serafico padre san Francesco in pergamo in Pavia, ove tutto il popolo era concorso, entrò a dire delle molte vertuti di san Francesco; ed avendone detto pur assai e narrati molti miracoli che in vita e dopo la morte fatti aveva, gli diede tutte quelle lodi, eccellenze e degnità che a tanta santità di così glorioso padre convenivano. Ed avendo con efficacissime ragioni, autorità ed essempi provato che egli era pieno di tutte le grazie e tutto serafico ed ardente di carità, entrò in un grandissimo fervore disse: – Che seggio ti daremo oggi nel cielo, padre mio santissimo? ove ti metteremo, o vaso pieno di ogni grazia? che luogo trovaremo noi a tanta santità? – E cominciando da le vergini, ascese ai confessori, ai martiri, agli apostoli, a san Giovanni Battista ed altri profeti e patriarchi, dimostrando tuttavia che più onorato luogo san Francesco meritava. Ed in questo cominciò, la voce inalzando, a dire: – O santo veramente gloriosissimo, le cui santissime doti e singolarissimi meriti e la conformità de la tua vita a Cristo sovra tutti gli altri santi t’essaltano, qual luogo trovaremo a tanta eccellenza convenevole? dimmi, popolo mio, ove lo metteremo? ditemi voi, signori scolari che di elevato ingegno sète, dove porremo questo santissimo santo? – In questo messer Paolo Taegio, alora