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toccasse a governar noi, come ora elle da noi sotto gravissimo giogo di servitù tenute sono, se elle non ci rendessero pane per ischiacciata, direi ben poi che senza ingegno fossero. Tuttavia gli uomini, ancor che basse le tengano e le tarpino l’ali a ciò che alzar non si possano, non sanno perciò tanto fare nè tanto astutamente ingegnarsi che elle tutto il dì non beffino degli uomini e molti per lo naso ove vogliono non tirino come si fanno i buffali. Ma io mi lascio trasportare a giusto sdegno che ho di veder questo nobilissimo sesso sì poco prezzato. Ora venendo a l’istoria di Pantea, vi dico che ella fu assiriana, giovane di bellezza corporale a quei tempi riputata che pochissime pari e nessuna superiore se le trovassero per tutta l’Asia. Ed oltra che era bellissima, fu di molte vertù ornata, e massimamente fu lucidissimo e vero specchio di pudicizia e singular parangone d’amore coniugale, come nel successo de la mia istoria intenderete. Ebbe per marito un barone del re de l’Assiria chiamato Abradato, uomo appo il re di grandissima stima e da lui in tutti i maneggi de l’importanza degli stati adoperato. Avvenne in quei tempi che Ciro re di Persi deliberò fare l’impresa contra il re de l’Assiria, e faceva per questo effetto preparazioni grandissime di tutto ciò che a la futura guerra bisognava. Il che inteso dal re de l’Assiria, cominciò anch’egli a mettersi in ordine, a ciò che da’ nemici non fosse assalito a l’improviso. E tra l’altre sue provigioni che preparò, fece di modo fortificar Babilonia e d’ogni sorte di vettovaglia fornire, che la rese inespugnabile. Appropinquando Ciro al paese de l’Assiria, fu impedito di passar avanti, perciò che Gindo, fiume profondissimo, senza navi non si poteva passare. Qui Ciro fece quella memorabil impresa, che, annegandosi in detto fiume uno dei cavalli ch’egli aveva consacrati al sole, si mise con tutto il suo esercito, e in breve tempo lo divise in cento ottanta fiumicelli che da una femina senza periglio tutti si potevano passare. Com’egli con tutta l’oste ebbe passato, trovò gli assirii, con i quali venuto a le mani e combattuto a battaglia campale, gli debellò e gli fece ritirar dentro la città. Si trovò in questo fatto d’arme Abradato, il quale, avendo fortissimamente combattuto e veggendo il campo esser in rotta, non volle abbandonar il suo re, ma quello sicuro in Babilonia condusse. Era costume di quelle genti menar con loro nei campi le moglieri e seco portar grandissime ricchezze. Restò Pantea prigioniera e fu data in guardia ad Araspo medo. Assediò Ciro Babilonia e gravemente la premeva. Il re, veggendosi assediato, mandò per suo ambasciatore Abradato al re dei battriani