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amorosamente ed abbracciarla. La donna si destò e, credendo' 'aver il marito appresso, riabbracciava e con mille saporiti baci a la mutola festeggiava il suo amante. Egli, che in uno amplissimo e profondo mare di gioia si trovava, cominciò amorosamente di lei a prender piacere. E trovando molto miglior pastura di quello che imaginato s’era, in poco di tempo cinque volte con la sua donna con gran piacere diede la farina al suo cavallo. E non si sapendo levar da lato a lei, fu cagione di esser, dopo, morto. Poteva egli dopo che buona pezza s’era trastullato, fingendo d’aver alcun bisogno, levarsi e andar via; ma accecato da la grandezza del diletto non si sapeva partire. La donna a cui pareva pur di strano giocare a la mutola tanti giuochi e che in simili abbracciamenti soleva col marito scherzando favoleggiare, o che le paresse che colui che seco era avesse seco fatta più gagliarda giacitura che il marito non era uso di fare, disse a l’amante: – Monsignor mio, che cosa è questa, che voi non dice nulla? Come è stato il banchetto bello? e la farsa come è riuscita bene? Parlate. Sète voi sì tosto divenuto mutolo? – Il giovine non sapeva cosa che dirsi. A la fine, stimolato da la donna, disse chi egli fosse. E volendo narrarle il suo fervente amore, entrò la donna in tanta rabbia e tanto furore che pareva che innanzi agli occhi ella avesse il marito e i figlioli tagliati a pezzi. Vinta da la còlera saltò, gridando, fuor del letto e, mal consegliata, aperse la finestra de la camera che rispondeva suso una strada publica, e cominciò come forsennata quanto più poteva a gridare e chiamar i vicini e far levar quelli di casa. Il giovine, in sì fatto laberinto trovandosi, subito si vestì. Ed avendo di già le serventi de la casa per comandamento de la padrona aperta la porta, entrarono alcuni de la contrada con lumi in casa, e, montando la scala, incontrarono il giovine che a basso discendeva e gli domandarono che romore fosse quello. Egli disse loro che la madonna aveva trovato un ladrone; e disceso a basso, se n’andò errando da mezza notte per Parigi ove i piedi lo menavano. E stracco da la soverchia fatica durata, vicino al palazzo di Parigi si pose a sedere sovra un pancone di quelle botteghe che vicine al palazzo sono, e quivi vinto dal sonno s’addormentò. Erano in casa de la donna entrati molti vicini e le domandavano che cosa avesse. Ella piena di tanta stizza, di còlera e di sdegno che non vedeva lume, miseramente piangendo, lacerandosi la cuffia del capo, sterpandosi i capegli e furiosamente dibattendo le mani, scoperse fuori di proposito a tutti la sua vergogna, a disse loro come il fatto del ribaldo servidore