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erano odiate dagli eliensi, essa moglie, fatto un laccio d’una fune, se stessa ad una trave appiccò. Furono gittate per terra le porte de la camera da molti, i quali, punto non mossi da l’orribil spettacolo de l’impiccata donna, presero le due tremanti figliuole del tiranno, e le menavano via con animo di prima violarle e saziar largamente la libidine loro con quelle, e poi anciderle. Erano elle di forma bellissime e su il fiorire de la età per esser maritate. In quello sopravenne Megistona, la quale, accompagnata da altre madrone, come intese ciò che coloro volevano fare, agramente gli riprese dicendoli che essi, che volevano ordinare uno stato civile, facevano cose che un disonestissimo tiranno non averebbe fatte. Cessero tutti a l’autorità de la nobilissima madrona, a cui parve d’esser benissimo fatto di levar da le mani di quelli le due vergini. E così fece, e ne l’istessa camera ove la madre loro morta era le condusse. Ma sapendo esser da tutti deliberato che nessuno del sangue tirannico restasse vivo, a le due giovani rivolta così le disse: – Ciò che io posso darvi è che io vi permetto che voi possiate eleggervi quella maniera di morire che meno vi dispiaccia. – Alora la maggiore d’età si discinse una correggia e cominciò annodarla per impiccarsi, essortando la minore che ciò che a lei vedeva fare facesse anco ella, e guardasse non commetter cosa vile nè indegna del grado loro. La minore a cotai parole prese la cintura con le mani, che la sorella annodava, quella caldamente pregando che prima di lei la lasciasse morire. Alora la maggiore soggiunse, dicendo: – Io, mentre ci fu lecito di vivere, non fui per negarti, sorella mia, cosa alcuna già mai, e quando ora ti piace che io resti alquanto dopo te viva, così sia. Ma bene t’assicuro, sorella mia carissima, che a me vie più de la morte stessa sento esser grave che io prima di me debbia vederti morta. – Questo dicendo, la correggia a la sorella diede, avvisandola che avvertisse a mettere il nodo vicino a l’osso del collo, a ciò che più tosto ed assai più facilmente rimanesse soffocata. E poi che vide quella esser già morta, disciolta che dal collo di quella ebbe la mortale cintura, onestamente il corpo di quella con le vestimenta tutto ricoperse.Voltatasi poi a Megistona, caldamente la pregò che fosse contenta d’ordinare che il corpo de la sorella e il suo non fossero da nessuno ignudi veduti. E così detto, intrepidamente col medesimo laccio si strangolò e finì la sua vita. Onde veramente giovami di credere che nessuno degli eliensi fosse tanto inumano e tanto infesto al crudel tiranno, che di così bell’ingegno di queste due verginelle e de la grandezza de l’animo