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solamente il perfido e crudo tiranno, udita così non più usata sceleraggine, non volle per via nessuna punire chi l’aveva commesso di tanto orrendo misfatto, mostrando averlo più caro che prima; ma in quei cittadini i quali sì fiera crudeltà vituperavano divenne più fiero e più crudele assai che non soleva. Onde una gran parte di loro ne la publica piazza fece tagliar in pezzi, come si fanno al macello le pecore e i vitelli, e l’altra parte condannò a perpetuo esilio. Di questi banditi, ottocento in Etolia, provincia vicina a l’Epiro, che oggi Albania si dice, se ne fuggirono. Questi così fuor de la patria discacciati ebbero mezzo di far con ogni instanzia pregar Aristotimo che si contentasse di permettere che le mogli loro e i piccioli figliuoli andassero a trovargli in Etolia; ma si cantava a sordo e le preghiere furono sparse al vento. Tuttavia, – tosto udirete la cagione, – indi a pochi giorni mandò per tutta la città un suo trombetta, e fece publicamente far alcune gride: che fosse lecito a le mogli dei banditi, con i figliuoli e robe che condurre si potessero, andar a trovare i mariti. Questo proclama fu da tutte le donne, i cui mariti erano fuorusciti, con piacer grandissimo inteso; e, secondo che la fama risuona, si ritrovarono esser almeno seicento. E per darle più ferma speranza de la partita, ordinò il perfido tiranno che tutte di brigata il tal giorno partissero. In quel mezzo apparecchiarono le liete donne tutto ciò che portar volevano, proveggendosi di cavalcature e di carrette. Venuto il segnalato dì per levarsi de la città, tutte ad una porta loro determinata cominciarono a ridursi. Chi veniva con i piccioli figliuoli a mano e in capo portava alcune sue robe, chi a cavallo e chi sovra carri con le robe e figliuoletti si vedevano affrettarsi, secondo che povere e ricche si trovavano. Ora, essendo ogni cosa ad ordine e già aperta la porta de la città, cominciarono ad uscir fuori. Non erano a pena le buone donne de la terra uscite, quando i satelliti e sergenti del tiranno sovravennero e, non avendo ancora giunto ove le donne caminavano, cominciarono ad alta voce a gridare che si fermassero e non fossero ardite di passar più innanzi, anzi che senza dimora tornassero dentro. Quivi facendo furiosamente rivoltar le carra e con acutissimi stimuli pungendo e cacciando i buoi e giumenti, di modo gli raggiravano ed agitavano che a le misere donne non era lecito nè andar innanzi nè tornar indietro, di sorte che molte cadevano con i piccioli loro figliuoli in terra, e restavano miseramente da le bestie e da le rote conquassate, tutte peste, ed assai morte. E quello che era miserabile a vedere, che non si potevano insieme aitare l’una e l’altra, e meno soccorrere