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del tiranno, e comandò a Filodemo che a la tal ora senza veruna scusazione gli facesse menar la figliuola. Udita così fiera ed inaspettata ambasciata, il padre a la madre de la bellissima e sfortunata Micca, astretti da la tirannica forza e fatale necessità, essortarono dopo infinite lagrime e pietosi sospiri la lor figliuola che al favorito del signore volesse senza contrasto lasciarsi condurre, poi che altro rimedio non ci era che ubidire. Ma la generosa Micca, che era magnanima di natura e saggiamente con ottimi ammaestramenti nodrita, essendo prima disposta di morire che lasciarsi violare, si gittò ai piedi del padre, ed abbracciandogli le ginocchia, caramente lo pregava e con più efficacia che poteva lo supplicava che a modo veruno egli non sofferisse che ella fosse condutta a cotanto vituperoso ufficio, ma volesse più tosto lasciarla ammazzare che mai permettere che, essendo violata e perdendo la sua verginità, restasse vituperosamente viva, da eterna infamia accompagnata. Dimorando eglino in questa contesa, Lucio, per la lunga dimora e da l’ebrezza fatto impaziente e furibondo, senza più pensarvi su, se n’andò a la casa de la vergine, e quella ritrovando ai piedi del padre prostrata e lagrimante col capo in grembo di quello, con imperiosa voce e piena di gravissime minaccie le comandò che in quell’istesso punto senza mettervi indugio veruno si levasse su e dietro a lui andasse. Il che recusando ella di fare, Lucio, di furor pieno ed entrato in superbissima còlera, cominciò furiosamente a lacerarle le vestimenta a torno, ed avendole fatto restar le spalle alabastrine nude, senza alcuna compassione di tal maniera la flagellò, che da ogni banda correva il sangue, e di molte gravi piaghe e profonde rimase la vergine ferita. Nè crediate, signori miei, che ella punto si smovesse dal suo fermo proposito. Con tanta fortezza d’animo ella le impresse piaghe sopportava, che mai non fu sentita mandar fuor voce alcuna di dolore nè lamentarsi con gemiti od in altro modo. Ma il povero padre e la misera madre, a sì fiero e miserando spettacolo da interna e parental pietà commossi, dirottamente piangendo, poi che s’avvidero nè pregando nè piangendo di poter liberar la figliuola da le mani di quel crudelissimo mostro, cominciarono con alta voce a chiamare e implorar il soccorso e l’aita dei dèi immortali e degli altri uomini, parendo pur loro che immeritamente fossero vessati e afflitti. Alora il superbo e inumanissimo barbaro, e da l’ira e dal vino furiosamente commosso e agitato, nel paterno grembo la costantissima vergine, con un coltello svenandole la candidissima gola, subito ammazzò. Non