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signor Manfredi signor di Correggio


Giovami credere che non vi sia uscita di mente l’istoria che l’anno passato il signor Tomaso Maino, essendo voi con alcuni signori e gentiluomini a diporto ne l’amenissimo giardino dei nostri signori Attellani tanto amici vostri, narrò, essendosi non so come entrato a ragionare de le fierissime crudeltà che Ecelino da Romano, empio e sovra modo crudelissimo tiranno, in diversi luoghi negli uomini e ne le donne, di qualunque età fossero, usava. Alcune se ne dissero, tra le quali fu raccontata quella che egli in Verona essercitò contra dodici mila giovini padovani, che egli, avendo occupata Padova, da le primarie famiglie aveva scelto e seco per ostaggi condutti. Onde intendendo in Verona che Padova se gli era ribellata, fece dai soldati suoi miseramente ancidere tutti quegli sfortunati dodeci mila giovini che per ostaggi teneva, nè volle, per preghiere che fatte gli fossero nè per danari che se gli sapessero offerire, a nessuno donar la vita già mai. Quivi alora si travarcò da questo fiero ragionamento a parlare de le condizioni che un buon prencipe, che desideri fuggir il nome del tiranno e farsi più tosto dai popoli suoi amare che temere, si deveria sforzar d’aver e metterle in essecuzione, perciò che la maggior fortezza e ricchezza che possa dar speme al prencipe di qual si sia stato o regno deve esser senza dubio l’amore, se crede mantenersi contra i nemici suoi. Chè come il popolo ama il suo signore, può bene egli esser sicuro che quello gli sarà fedele e mai non appetirà di cangiar padrone. Ora su questi ragionamenti il gentilissimo signor Tomaso Maino ci disse la sua novella, la quale a tutti che quivi eravamo parve mirabile e degna di memoria, così per dimostrar la immanissima tirannide d’uno, come anco per far conoscere che in ogni tempo e in ogni nazione si trovano alcune tra le donne di grande eccellenza e meritevoli che sempre con prefazione d’onore siano ricordate. Voi alora a me rivoltato, sorridendo mi diceste: – Bandello, questa certo non istarà male tra le tue novelle. – Anzi bene, – risposi io, e vi promisi scriverla; il che, ritornato a casa, feci. Ora, andando raccogliendo e mettendo insieme esse novelle secondo che a le mani mi vengono, a questa ho voluto porre il nome vostro in fronte, a