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col corpo. Deveva confessarsi e chiamarsi in colpa di core dei suoi peccati, non si potendo trovar sì gran peccato che nostro signor Iddio, a chi si convertisce a lui confessandosi al sacerdote, non perdoni. Ma il misero volle pur morir più tosto eccellente ribaldo che convertito cristiano. Egli non si volle mai confessare, nè pentirsi di tanti mali commessi da lui, e a l’ultimo, avendogli il veleno chiuse le arterie vitali, e non potendo più parlare, ed avendo fatto tante ingiurie a Dio a al prossimo e a se stesso, non si curò ne l’ultimo de la vita perseverar nel male operare, chè essendo restato mutolo volle anco aggiungere, come si dice, «ferro a la cazza», parlando lombardamente. Egli volle far morire uno di quelli che erano a custodirlo, per avergli forse fatto qualche spiacere o per liberar il fratello che dato gli aveva il veleno. Onde quanto più puotè, non avendo modo di poter favellare, si sforzò con cenni ed atti suoi incolpare uno dei guardiani de la prigione, accennando avergli dato il veleno. Il perchè fu preso il povero guardiano e fieramente tormentato, il quale perciò, constantemente sopportando i tormenti, nulla confessò. Ma che deveva egli confessare se era innocente? Ora essendo state conosciute le pianelle del fratello e trovato in quelle un buco picciolo ove il veleno era stato riposto, mandarono i giudici a chiamar esso fratello. Ma trovato quello essere da Vinegia partito, tennero per fermo lui essere stato che dato a Pietro avesse il veleno. Furono presi i garzoni de la speziaria, tra i quali uno confessò che aveva veduto al fratello di Pietro preparare non so che cose velenose, ma che non sapeva a che fine. Il perchè il fratello di Pietro, fatto da la giustizia citare e non comparendo fu bandito, e liberato il povero guardiano. Morì in quel mezzo Pietro, e, così morto come era, insieme col Nasone suso una barca fu menato per tutta Vinegia, e furono tutti dui con l’affocate tenaglie grandemente straziati, ben che Pietro già morto nulla sentisse. Poi in quattro pezzi furono, come meritato avevano, smembrati e posti in quelle salse lagune su le forche per èsca a’ corbi e ad altri fieri augelli. Cotale fu adunque il fine del malvagio giocatore Pietro, il quale aveva anco un altro peccato grandissimo, chè, per quanto n’intendo, era il maggior bestemmiatore e rinegatore di Dio e de’ santi che fosse in quei contorni. Ma meraviglia non era che bestemmiasse, essendo questo scelerato vizio di modo unito e congiunto ai giocatori, come è il caldo al fuoco e la luce al sole.


Il Bandello a l’illustre signore il