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a vedere e a mangiar spesso seco. Morì in quel tempo il vero padre de la patria nostra, il serenissimo prence messer Andrea Grito, duce sapientissimo, al quale successe messer Pietro Lando del mese di gennaro. Sogliono i nostri signori veneziani ne' 'la creazione del nuovo duce fare per segno d’allegrezza di gran giuochi e trionfi in piazza di San Marco, dove concorre tutta la città. Sapeva Pietro che sua zia non v’andarebbe, avendole domandato se a cotale festa andar intendeva ed ella rispostogli di no, perchè alquanto era cagionevole de la persona per un catarro che dal capo le distillava. Il perchè, non smosso punto dal suo fiero talento, deliberò egli il giorno de la festa di mandar ad essecuzione il suo scelerato pensiero d’ammazzar la donna, e non perder così oportuna occasione, onde avvertì Gian Nasone che a la prima ora de la notte si ritrovasse a la casa de la zia sul «campo», come noi costumiamo dire, di San Maurizio, luogo nel corpo de la città assai frequentato, ove egli, che in casa saria, l’attenderebbe e gli darebbe il tal segno quando devesse poi entrare. Ora, circa le ventiquattro ore, andò Pietro a trovar la zia, che in casa era con una sua figliuola di dodici in tredici anni e un figliuolino di circa sei anni e una massara. V’era anco alora un calzolaio che in casa praticava. E perchè tutto il giorno era nevicato assai forte, la massara discese a basso per spazzar la neve dinanzi a la porta. Smontò anco il calzolaio insieme con la fantesca e seco s’intertenne alquanto, ragionando fuor di casa su la «fondamenta», come quivi si dice. Pietro non volle altrimenti aspettar il Nasone, ma finse d’aver bisogno di far qualche suo servigio, e, smontato a basso, serrò la porta, veggendo che ancora la massara cicalava col calzolaio, di modo ch’ella rimase fuor di casa. Tornò poi subito su, ed avendo seco portato il tagliente coltello in un tratto svenò la zia e, passato in un’altra camera ove la figliuola col picciolo fratello faceva suoi giuochi puerili, ivi medesimamente, privo d’ogni umanità e compassione, antropofago più tosto o cannibale che veneziano, quelle picciole creature senza pietà ancise come dui agnellini. Sceso di poi a basso, aprì la porta e di dietro di quella si appiattò, aspettando che la massara entrasse; la quale, come ebbe spazzato, entrò dentro, e così subito non se n’avvedendo fu da Pietro con una gran ferita su la testa morta. Fatto questo, tornò egli a fermar la porta, e montato di sopra, sapendo qual era la cassa dei danari, presa la chiave di quella, che la sventurata zia aveva a la cintola, a suo bell’agio pigliò quanti danari ci erano, che ascendevano a mille ducati, e tutte