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i dolci abbracciamenti de la sua Francesca, tutto ardeva. Medesimamente ella, avendo gustato i saporiti cibi di Pandolfo, non sapeva senza lui vivere, biasimando mille volte l’ora chi l’aveva ad un vecchio maritata. Amandosi adunque l’un l’altro senza misura, Pandolfo si metteva assai spesso a periglio de la morte per goder la sua amante, la quale non perdeva mai occasione di ritrovarsi con lui, nulla stimando la vita pur che col suo Pandolfo si potesse ritrovare. Perseverarono circa dui anni godendosi insieme ogni volta che potevano, e di continovo pareva che il lor amore più s’accendesse e divenisse maggiore. Ora avvenne che la Francesca gravemente infermò e in poco di tempo, avendo un frusso fastidiosissimo, peggiorò di maniera che i medici giudicarono che ella non poteva molto vivere e che in un subito, parlando, si morirebbe. Il povero vecchio del marito, che sommamente l’amava, non lasciò cosa a lui possibile per sanarla che egli non facesse. Mandò a Bologna per medici eccellenti, non risparmiando in conto alcuno lo spendere; ma il tutto era indarno. Ella di giorno in giorno andava di mal in peggio e si consumava come la neve al sole. Pandolfo, poi che intese il mortal periglio ove la sua donna si trovava, fu per morir di doglia, e non sapeva ove dar del capo, tenendo per fermo che, se ella fosse morta, egli averebbe la vita avuta in odio. Ebbe modo per via de la fante, che era del lor amore consapevole, di mandarla a confortare e pregarla che per amor di lui volesse far buon animo e attendere a ricuperare la sanità. A la donna le salutazioni e conforti de l’amante furono di meraviglioso piacere, come a colei che il suo Pandolfo amava più che la vita propria. Le pareva poi che il morire tanto non le devesse dispiacere, se ella avesse potuto averlo a starsi seco e con lui ragionare. E conoscendosi di punto in punto mancare, entrò in tanta gelosia che altra donna dopo lei devesse goder Pandolfo, che questo pensiero molto più la tormentava che l’istessa morte; onde s’andava imaginando come potesse avvenire che di compagnia morissero e fossero insieme sepelliti. E lungamente essendo in questi pensieri dimorata, deliberò prima che morisse di parlar con Pandolfo, con speranza che devesse succedere, come conietturar si può, ciò che poi successe. Ella aveva una cassa in camera capace d’un uomo, la quale a posta era stata fatta per celarvi dentro l’amante in qualche caso fortuito che fosse avvenuto quando egli era seco, come più volte avvenne che Pandolfo vi si ascondeva per quattro e cinque ore. La cassa, come il coperchio calava giù, si fermava di tal sorte che senza chiave aprirsi non poteva, ed aveva