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lecito scrivere, questo non saria tanto mirabile stimato. E nel vero, quando una cosa può essere, io non istarei mai a questionare ch’ella non fosse stata; onde i filosofi hanno una regola: che ogni volta che sia proposto un caso possibile, che quello si deve accettare. Ma vegnamo a la novella, a la quale vi piacerà dar luogo insieme con gli altri vostri più cari scritti, e tenermi ne la vostra buona grazia. Così nostro signor Iddio vi doni il compimento d’ogni vostro desio. State sana.
Non è ancora guari di tempo passato che io, andando a Loreto a compire un mio voto, pervenni ne la città d’Arimini, ove essendo dal sommo pontefice stato messo governatore il molto vertuoso e gentil dottor di leggi, ne le lettere umane latine e greche uomo di grandissimo giudizio, messer Antonio Cappo gentiluomo mantovano, fu necessario che ad albergar seco me n’andassi. Egli mi tenne dui giorni, e volle che io per l’antica nostra amicizia gli promettessi nel ritorno di starmi seco quattro o sei dì. Quivi adunque essendo, intesi un’altra novella che poco innanzi dicevano esser accaduta, la quale, per la sua novità e per il periglio grande che vi intervenne, mi parve degna d’esser puntalmente ne la memoria tenuta. Ed anche ch’io sappia i veri nomi, nondimeno per convenienti rispetti m’è piacciuto, tacendo i propri, di finti prevalermi. Io ora in questa onorata compagnia la narro, perciò che a proposito mi pare di quella materia di cui si ragiona. Era in Arimini un giovine nobile ed' 'assai ricco, chiamato Pandolfo del Nero, il quale una gentildonna di quella città sì fieramente amava che senza la vista di lei non sapeva un’ora starsi. Ella, che Francesca aveva nome, era d’un gentiluomo ricco, ma più attempato che ella non averebbe voluto, moglie. Il perchè essendo di continovo da messi, lettere ed ambasciate di Pandolfo molestata, e parendole che il marito spesso la metteva in appetito di mangiare e poi non era potente darle conveniente cibo come in letto si suol manicare, cominciò a prestargli orecchi. Nè troppo stette che, piacendole assai il giovine, ella che ancora venti anni non passava, col mezzo d’una sua fante con Pandolfo si ritrovò. Egli, che prima amava, dopo l’aver gustato