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tanto che tu non abbia goduta la tua giovanezza. Ed a dirti il vero, questa tua bellezza non si deverebbe così perder senza frutto. Ma se tu punto mi crederai, e deimi tu credere perchè so ciò che dico, tu ti provederai per te stessa, chè chi fa i fatti suoi non s’imbratta le mani. Io non sono venuta qui a parlarti senza fondamento, come colei che t’amo e ti vorrei veder menar una vita allegra e darti buon tempo, e far di modo che per l’avvenire tu non istessi sempre a spolparti le dita filando. Se tu vuoi, e’ mi dà il core di farti aver tal dote che tu potrai maritarti in persona che non ti converrà sempre filare, perchè averai il modo di tener de le serventi e non t’affaticar sempre mai. E poi che in cotesto ragionamento entrate siamo, io ti dirò pure il come e ti porrò innanzi il tuo bene. Fa poi tu. Uno dei primi gentiluomini de la città è tanto innamorato di queste tue bellezze che non ritrova requie, e se non ha la tua grazia egli ne è per impazzire. Se tu vuoi amarlo come vuol il debito che tu faccia, averai di dote mille fiorini d’oro. Non ti par egli che questa sia dote da una gentildonna e cavaleressa? Piglia la ventura fin che Dio te la manda, e non lasciar passar questa occasione che di rado suol venire. – E come vuol egli, – disse la giovane, –' 'darmi sì fatta dote, che io non so chi si sia? – Oh! – rispose la messaggera, – tu sei sempliciotta anzi che no, e non intendi o mostri non voler intender il fatto come sta. Io t’ho già detto che egli è di te grandemente innamorato e più brama che tu l’ami che cosa che sia al mondo. E tu deveresti tenerti ben avventurosa che un simile gentiluomo t’amasse. Perciò, figliuola mia, disponti ad amarlo e donagli il tuo amore. Noi faremo bene le cose, che nè tuo padre nè altri lo risaperà già mai. – La giovane, quantunque di basso legnaggio e vilissimo fosse, era nondimeno d’animo generoso, altissimo e casto. Il perchè, come ella sentì la conchiusione e scelerata domanda de la ribalda vecchia, tutta arrossì nel viso e piena d’onesto sdegno con minacciosa voce le disse: – Taci, taci, ruffa e ribalda vecchia! che venga fuoco dal cielo che te e tue pari arda! Io non so che mi tenga che io non ti cavi gli occhi con queste dita. Via col malanno che Dio ti dia, femina del diavolo! che possi tu fiaccarti il collo! A me sei venuta con queste tue disoneste ciance? Se tu ci torni più, a la croce di Dio che tu non ti partirai sana da me! Io te l’ho detto e dico: che tu non abbia più ardir di venirci, perchè certamente tu pagheresti questa e quella insieme. – Partissi cheta cheta la malvagia vecchia tutta scornata, e il successo de la cosa a l’amante narrò. Egli pensando che la giovane forse non si fosse