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pari canta e i numerosi numeri vi dona, nè mai v’abbandona. Ora io sono entrato nel cupo mare de le vostre chiare lodi, ed essendo senza timone, vela e remi, meglio è che fuori n’esca che perdermi in quello. Vi ringrazio adunque e senza fine obligato mi vi confesso del piacere che ho preso in leggere i vostri poemi. E non avendo io cosa da ricambiarvi per mostrarmivi grato, vi mando e dono una novella da me pochi dì sono scritta, la quale fu non è molto nel bellissimo ed ameno giardino di messer Tomaso Pagliaro e fratelli narrata da messer Giovanni Meraviglia, uomo, come devete sapere, che gran parte d’Italia ha trascorso e che tutte le guerre dei nostri tempi, distinte per annali, scrive. E per non tenervi più a bada, mi vi raccomando. State sano.

Niccolò senese da la sua innamorata disprezzato per disperazione da se medesimo s’impicca.


La meraviglia e' 'stupor grande che in tutti voi, giovini nobilissimi, veggio per la morte di quel rimbambito veglio ed usuraro che, per esser venuto il grano a picciolo prezzo e non averlo venduto quando era carissimo, s’è per se stesso sui suoi granai impiccato, mi fa sovvenire d’un caso altre volte ne la città di Siena avvenuto, ben che in parte differente, perchè il veglio per l’ingordigia del danaro è ito a casa di cento paia di diavoli, e quello di Siena per irregolato amore e soverchio appetito avvenne. Io volentieri l’accidente vi narrerò, perchè so esserci alcuni di voi, e forse tutti, che ne l’amorosa pania sète irretiti e potrete da la mala sorte d’uno sfortunato amante far profitto a voi stessi. Io non vitupero già che un giovine apra il petto a le fiamme amorose, anzi lo lodo, perchè chi in giovinezza non ama si vede poi ne la vecchiaia far le pazzie; ma vorrei che ciascuno in qual età si sia, quando ama, (chè anco i vecchi possono amare), che sapesse temperar i suoi sfrenati appetiti e non si lasciar trasportar a far le sconce e sconvenevoli cose che molte volte si fanno. E chi avvisto non è al principio a non si lasciar adescare dal senso, si troverà tutto il dì andar di mal in peggio, e al fine sì accecato che non sarà poi padrone de le sue operazioni, ma come un buffalo si lascerà tirar per lo naso a le passioni e concupiscibili appetiti. Ma perchè più commoveno gli essempi che le parole, io verrò a la narrazione de la mia novella, che di questa