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generali se ne stanno e vanno ad udire ogni giorno due e tre lezioni, facessero profitto e divenissero dottori, diverrebbero, come si dice, più gli sparvieri che le quaglie, cioè che più sarebbero i dottori che i clientoli. Ma pochi son coloro che riescono dotti, come anco negli altri essercizii avviene, dove se in una città o castello si trovano dui o tre eccellenti in un mestiero è bene assai. Ora tra gli altri mestieri, a me pare che ne l’arte de la cortegiania infiniti si mettano, ma che molti pochi come ella deve esser essercitata l’apparino, perciò che ne le corti di varii prencipi, così in Italia come fuori, si trovano uomini pur assai che professione fanno d’esser cortegiani, e chi loro con diligenza essaminasse, si vederebbe che ancora non sanno ciò che importi questo nome di «cortegiano». Bene si spera che il nostro signor conte Baldessar Castiglione farà conoscer l’errore di questi magri cortegiani come faccia imprimer l’opera sua del Cortegiano. E di questo ragionandosi, non è molto, qui in Milano in casa de la gentilissima signora vostra sorella, la signora Margarita Pia e Sanseverina, vi si ritrovò il costumatissimo e splendidissimo cavaliero messer Angelo da Santo Angelo, che a caso era da Crema venuto per certi suoi affari. Era la signora Margarita a stretto ragionamento con l’eccellente iureconsulto messer Benedetto Tonso ed altri avvocati consultando sovra i meriti d’una lite, quando d’alcuni inetti cortegiani si favellava; onde messer Angelo a questo proposito narrò una ridicola e piacevole novella a molti gentiluomini che presenti erano, che fece insiememente e ridere e meravigliare chi l’udì. Il perchè avendovi io sempre trovato gentile e pratico cortegiano, avendo voi i meglior anni vostri consumati in corte, m’è paruto, avendola scritta, di farvene un dono, non perchè ella sia degna cosa per voi, ma perchè leggendola veggiate quanta sia talora la melensaggine e trascuratezza di molti che si pensano d’esser Salomoni. State sano.
Il ragionamento, signori miei, che ora voi fate, mi fa sovvenire d’un cortegiano, cioè d’uomo che stava in corte e forse ancora vi sta, che in una pazzia che fece dimostrò assai leggermente che quando il suo parrocchiano gli diede il santo battesimo gli pose molto poco sale in bocca. Nè so io come sia possibile che si truovi alcuno che ne le corti pratichi, che in tutto