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essendo egli privo di veder la sua bella Stratonica, gli pareva d’esser privo de la vita. Nondimeno volendo, se era possibile, vincer l’indurato affetto, stette alcuni dì fuori, nei quali chiusamente ardendo e non avendo con cui sfogarsi, menava una pessima e sconsolata vita. A la fine, vinto da le sue passioni, al padre se ne ritornò. Vedeva egli ogni dì colei che era quanta gioia e quanto diletto egli avesse. Conoscendo poi quanto il padre la moglie amasse e tenesse cara, diceva molte fiate tra sè: – Sono io Antioco figliuolo di Seleuco? sono io quello cui il padre mio tanto ama, così magnificamente onora e sovra ogni reame apprezza e stima? Oimè, se io son quello, ov’è l’amore e la riverenza che io gli porto? È questo il debito del figliuolo verso il padre suo? Misero me! ove ho io l’animo, la speranza e l’amor mio collocati? Può egli essere che tanto ceco e' 'fuor del vero senso io sia, che io non conosca deversi da me la bella matrigna in luogo di vera madre tenere? Se così è, chè pur il conosco, che adunque amo io? che bramo? che cerco? che spero? Ove mi lascio così scioccamente a l’ingannevole e ceco amore e a la lusinghevole speranza trasportare? Non veggio io che questi miei desiderii, questi mal regolati appetiti e queste mie sfrenate voglie hanno del disonesto? Io pur lo veggio e so che quello che vo cercando non è convenevole, anzi è disonestissimo. E che biasimo ne riceverei io, se questo mio sì poco ragionevole amore si publicasse? Non deverei io più tosto elegger la morte che pensar già mai di privar il padre mio di quella moglie che egli cotanto ama? Lascerò adunque lo sconvenevole amore, e, ad altro rivolgendo l’animo, farò ufficio di buono ed amorevole figliuolo verso il padre. – Così fra sè ragionando, deliberava totalmente lasciar questa impresa. Ma egli a pena non aveva fatto questo pensiero, che subito a la fantasia se gli appresentava la beltà de la donna, e in modo si sentiva infiammare che, di quanto determinato avesse, pentito, domandava mille perdoni ad Amore d’aver pensato d’abbandonar così generosa impresa. E contrarii pensieri ai primi facendo, seco stesso diceva: – Dunque io, perchè costei è di mio padre moglie, non debbo amarla? perchè ella m’è matrigna, io non la vo’ seguire? Deh, quanto è sciocco il mio pensiero! Non sono le leggi che Amore ai suoi seguaci prescrive, come l’altre umane e scritte leggi: le leggi d’Amore e le umane e le più che umane rompono. Quando Amore lo comanda, il fratello ama la sorella, la figliuola il padre, e l’un fratello la moglie de l’altro ed assai sovente la matrigna il figliastro. E se ad altri lece, a me perchè non lece? Se a mio padre,