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noi si ragionava, secondo che a preposito a chi parlava veniva. Mi domandò in quello la signora Gostanza a che numero erano le mie novelle. Io le dissi che n’aveva messo insieme assai, ma che ancora non le aveva trascritte. Alora messer Francesco sorridendo disse: – Se io ve ne narro una che, non è molto, è avvenuta in questa nostra città di Bologna, la scriverete voi? – Io dissi di sì e che mi farebbe piacer grandissimo, tanto più che io era certo che egli non la recitarebbe se non fosse bella, conoscendolo uomo ingegnoso e gentilissimo. Egli alora cominciò dicendo: – Poi che non mi pare che altro da ragionare ci sia, non essendo disgrato a la compagnia, io vi narrerò una novella ne la quale intervengono molti accidenti, e credo che non vi dispiacerà. – Dissero tutti che egli non poteva far meglio che diportarci buona pezza con una sua novella; onde senza intervallo una ce ne disse, la quale parendomi assai bella, prima che io da Bologna partissi, così di grosso l’annotai. Avendola poi a lungo scritta, e pensando a cui donar la devessi, voi, signor mio, subito m’occorreste, parendomi che per ogni rispetto la debbia esser vostra. Ella primieramente è avvenuta ne la vostra città di Bologna e in casa di vostra nipote recitata, e chi la recitò sapete quanto v’è affezionato. Io poi che l’ho scritta, per i molti oblighi che v’ho di tanti beneficii da voi ricevuti, vi resto debitore non d’una novella ma de la vita stessa. Tale adunque quale ella è vi dono ed al vostro valoroso nome dedico, poi che di maggior cosa onorar non vi posso. State sano.
Io spero, signora mia e voi belle madonne, di portarvi buona pezza a cavallo con una mia novella, non ci partendo perciò di qui; ma guardate, se qualche volta io errassi, di non mi dir quello che madonna Oretta disse al cavaliero fiorentino, perchè io arrossirei e mi fareste vergognare, e non saperei poi andar nè in su nè in giù. Dico adunque che in questa nostra città di Bologna, non è molto, venne a stare un giovine gentiluomo di Milano, che si chiama Lione Aquilino, che era, per certo omicidio che fatto aveva in un suo nemico, bandito da quello stato, e condusse due camere in casa d’un nostro cittadino. E perchè