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fasci de le legna e legarle. Il peggio poi era che, quando Giacomino andava a città od altrove, chiudeva la Mea in casa e dentro la chiavava; e, quando a casa ritornava, la garriva e spesso ancora, se ella era osa di rispondergli una minima paroluccia, le dava de le busse a buona derrata. Sostenne la povera giovane molti dì questa penosa vita pazientemente, sperando pure che il marito devesse cangiar modi e costumi. Ma la cosa andava di mal in peggio, e il male, come dir si suole, s’incancheriva; onde a la fine la Mea si mise la pazienza sotto ai piedi e tra sè deliberò di dargli di quello che andava cercando. Era nel castello un giovine contadino di ventisei in ventisette anni, d’assai buon aspetto ed avveduto molto, che si chiamava Lippo. Aveva egli un pezzo di bosco congiunto a quello di Giacomino, ed avendo inteso la pessima vita che la Mea faceva, le aveva una gran compassione, e fu vicino molte volte a sgridarne Giacomino: pur si ristette, ed ogni volta che vedeva la Mea, in atto se le appresentava mostrandole che dei mali trattamenti, che il marito le fa, molto a lui ne rincresca. Ma la Mea, che era da bene, non vi metteva mente. Ma non possendo più sopportare d’esser così maltrattata, e gli occhi aprendo ai pietosi modi di Lippo, sentì destarsi il concupiscibil appetito di provare chi era più valente, od egli od il marito; onde quando lo vedeva facevagli un buono ed allegro volto, e gli mostrava che de l’amore di lui era non mezzanamente accesa. Di che Lippo, che non aveva gli occhi ne le calcagna, se le scopriva meravigliosamente lieto in vista. E così cominciò con più diligenza a seguitarla, per veder se poteva parlarle ed aver mezzo di trovarsi di secreto con lei; il che di modo faceva che Giacomino non se ne potesse accorgere. Ma tanta era la gelosia de lo sciocco marito che mai non l’abbandonava, che Lippo era di questa impresa mezzo disperato. Tuttavia con infinita sollecitudine, giorno e notte a questo attendendo; li venne pure due o tre volte in destro di poterle favellare e scoprirle l’amor che le portava. Trovò Lippo la Mea dispostissima a compiacergli ogni volta che il modo stato ci fosse, e che questo non meno di lui desiderava. Avvenne un dì che Lippo vide Mea col marito andar al bosco con una lor giumenta per caricarla di legna; onde egli andò loro dietro, più per veder la Mea che per speranza che avesse di venir ad effetto veruno amoroso. Come Giacomino fu al bosco, egli legò la giumenta ad un arbuscello, e con la moglie si mise a tagliar in qua e in là de le legna secondo che più li pareva a proposito, ed assai da la bestia sua s’allontanò. Lippo che stava a la posta appiattato in un luogo e