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vi ritiraste, narrò una ridicola novella ma piacevole, la quale avendo scritta, ora vi mando e al vostro nome consacro in memoria de la mia servitù verso di voi. State sano.
Io ho conosciuti pochi mariti gelosi che a la fine non siano per l’estreme lor pazzie stati trattati come meritavano, perciò che le mogliere, quando si veggiono a torto esser dai loro mariti garrite e prive di quella onesta libertà che loro si deve dare, ricercono, con quei mezzi che ponno, appiccargli il vituperoso cimiero di Cornovaglia. Dirò bene che tutte le donne meritano biasimo le quali, o ben trattate dai mariti che siano o male, cercano quegli svergognare, perciò che mai non lece a la donna maritata far del corpo suo copia, dal marito in fuori, a chi si sia. Ma poi dirò anco che, se vi si mette mente, trovarete il più de le donne che dànno il corpo a vettura, essere a ciò indutte dai pessimi trattamenti che in varii modi le fanno i mariti loro, i quali si vogliono prender troppa libertà di fare l’ufficio del cuculo e tener le mogli come prigioniere, di maniera che le fanno venir voglia di gettarsi a la strada e fare di quelle cose che non pensarono già mai. Onde conformandomi a quanto s’è ragionato di questa ribalda gelosia, io vo’ narrare una piacevole e non molto lunga novelletta, che questi dì passati avvenne in un castello de la Marca, il quale io per convenienti rispetti non voglio altrimenti nomare, e meno anco dirvi il nome de le persone che ne la novella intervengono, ma gli nomerò secondo che i nomi a caso in bocca mi veranno. Fu adunque, non è molto, in un castello de la Marca, situato suso una montagna, Giacomino Bellini, montanaro assai ben agiato di casa e mobili, il quale tra gli altri suoi traffichi che faceva, avendo un assai gran bosco, tagliava spesso de le legna, e quelle portava a la città ed altrove a vendere. Aveva egli per moglie pigliato una fresca giovane ed assai appariscente, de la quale il buon uomo senza alcuna cagione sì fieramente ingelosì, che a la donna il sofferire i fastidiosi modi del marito era grandissima pena, perchè per casa faceva sempre il bizzarro e l’adirato, e non andava al bosco senza la Mea, chè così aveva nome la moglie. Ma questo era un piacere, perchè ella v’andava volentieri e s’affaticava in far dei