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come scrive Alberto Magno, che il gallo sia bianco. Non può anco sofferir lo strepito che fanno i carri rivolgendo le rote. Aborrisce grandemente il fuoco, di modo che mai non s’accosterà a chi porti fuoco in mano. E nondimeno egli è animale ferocissimo e fortissimo, ma con la ferocità è il più generoso tra le bestie che si sappia, e pare che la maestra natura gli abbia dato intelletto ed una inclinazione ad intendere e conoscere le preghiere che gli porgono coloro che dinanzi a lui prostrati gli chiedeno mercè, come narra Plinio de la cattiva de la Getulia, che ne le selve con le dolci ed umili preghiere placò l’ira di molti lioni. Ed in effetto egli solo tra le fere è chi usi clemenzia con i supplicanti, e tra tutti più generosamente l’usano quelli che hanno i biondi crini lunghi sul collo e sovra gli omeri, il che avviene solamente a quelli che generati sono da lioni e da lionze. Chè se un pardo ingravida una lionza, il lione che nascerà nè agli omeri nè al collo le chiome già mai metterà. E questi rimescolamenti di varie sorti d’animali avvengono per lo più in Affrica, perciò che quella provincia non è molto abondevole d’acque, onde sono sforzate varie spezie di bestie trovarsi adunate insieme a bere ove sono l’acque, e quivi, tirate dal furore de la libidine, si meschiano varie sorti e nascono poi parti nuovi e mostruosi. Onde appo i greci ebbe origine il volgato proverbio: «Sempre l’Affrica apporta alcuna cosa nuova». Il che usurpò Aristotile nel libro De la generazione degli animali, e medesimamente Anasilla a quello alluse nel quarto libro di Ateneo. Fu anco raccontato che quando i lioni sono diventati vecchi, e per la vecchiaia mancano loro le forze naturali, di modo che divengono inabili a poter cacciare e procurarsi il vivere de le carni degli altri animali, che grandemente appetiscono cibarsi di carne umana; onde scrive Plinio che alcuna volta tanta moltitudine di lioni vecchi s’è messa insieme, che hanno assediate de le città, e che gli affricani per levarsi l’assedio hanno tenuto modo d’aver uno o dui lioni i quali a le publiche forche appiccavano; dal che ne seguiva che gli altri lioni per la paura di total supplizio si levavano da l’assedio. Fu poi ultimamente detto che se il lione per sorte contra l’uomo e la donna entra in còlera, che prima sfogherà l’ira sua contra il maschio e s’insanguinerà contra lui che contra la femina, e che mai non nuoce a’ piccioli fanciullini, se una estrema rabbia di fame, non trovando da pascersi, nol cacciasse e stimolasse; ma non essendo sforzato da la fame, non nuoce a persona. Insomma sovra il tutto fu mirabilissimamente commendato per