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aspettar deveva gli parevano più d’un anno. E pensando di deversi trovar con la sua cara amante, diceva tra sè: – Qual fu mai di me più fortunato e più aventuroso innamorato? Io debbo pur questa notte esser con la mia signora, la quale di bellezza e leggiadria non ha pariglia in questo mondo. E qual è gentiluomo dentro Milano che meco parangonar si possa? O me beato! o me felice! – E farneticando tra sè e mille pappolate dicendo, sentì toccar le cinque ore. Il perchè, avendo indosso un giuppone di raso morello ricamato con cordoni d’oro, prese una rotella e la spada, e andò verso la casa di madonna Penelope, e spinta soavemente la porta, essendo chiarissima la luna, vide a quel birlume la Togna starsi aspettando. E creduto fermamente che fosse la sua diva, risospinta la porta, se le avvicinò e le gettò le braccia al collo ed amorosamente in bocca la basciò. Ben si può dire che in lui faceva l’imaginazione il caso: aveva la Togna duo labroni grossi da schiava, e il fiato fieramente le putiva; nondimeno a l’innamorato Simpliciano parve la più delicata bocca e i più dolci labri e il più soave fiato che trovar si potesse, e non si poteva saziar di basciare e ribasciare senza fine. Sentendo poi che roba a dosso gli cresceva, pose la Togna suso una panchetta che a caso v’era, ed entrò gagliardamente in possessione di quei beni che tanto credeva aver desiderato. Nè contento d’aver fatto tre arringhi, corse il quarto e il quinto. Messosi poi a scherzar con la Togna, le basciava il petto e le poppe lunghe e grosse e le ruvide e corte e gonfie mani, tuttavia imaginandosi di basciar madonna Penelope. E in bassissima voce le diceva: – Vita mia cara, quando sarà mai che possiamo liberamente esser insieme? Non volete voi alcuna cosa da me? Pigliate questo rubino, prendete questa catena e queste maniglie per memoria del nostro amore. – La Togna, nulla dicendo, faceva pur cenno di non voler quei doni. A la fine, stimolandola il fervido amante, perchè era la Togna molto balbuziente, balbettando gli disse che le comprasse un pettine d’osso per pettinar le lendini. A queste interrotte parole conobbe il misero Simpliciano con cui giaciuto si fosse, ed aperta la porta per meglio chiarirsi, aiutato da lo splendor de la luna, vide manifestamente quella esser la Togna. Onde disperato, presa la sua rotella e la spada, se ne fuggì via. Madonna Penelope ed il marito, sentendo colui andarsene, apersero la pusterla, e il marito disse: – Poi che Simpliciano da sè s’è sgannato, non accade a far altro. – Simpliciano poi mai più non passò per la contrada, e se per Milano vedeva madonna Penelope andar ad una banda, egli si voltava ad un’altra e quella fuggiva come il morbo. Così adunque