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parole il ringraziò, e le giurò mille volte che mai non l’abbandoneria, ma che le resteria eternamente servidore. Le domandò poi quando sarebbe che insieme esser potessero, assicurandola che di nessuno si fidarebbe, ma che ove ella volesse, di notte e di giorno sola si ritroveria. La donna a questo rispose che mentre che suo marito fosse in Milano, non ci sarebbe ordine a ritrovarsi insieme, sì per il marito, che era troppo avveduto, ed altresì per la molta famiglia che seco dimorava; ma come egli andasse fuori in contado a la caccia o per altri bisogni, che vederebbe di trovar modo che potessero di notte esser insieme, e che glielo faria intendere. Rimase il buon giovine con questa conchiusione e da la donna si partì, non attendendo altro se non che il marito di lei andasse fuor de la città, ed ogni ora che tardava ad andarvi gli pareva un anno. Tutto il dì adunque più e più volte passava per la contrada, per veder se madonna Penelope gli dava segno alcuno. Egli era tanto ebro de la gioia de la promissione che ella fatta gli aveva, che non trovava luogo che lo tenesse, e per Milano ora a piede ora a cavallo andava come smemorato e proprio pareva che fosse incantato; ed ogni volta che in porta trovava la donna, sempre la sollecitava di ritrovar la commodità d’esser insieme. Madonna Penelope, a cui punto non piaceva questa pratica, disse al marito un giorno, essendo tutti dui insieme: – Voi m’avete fatto entrar nel pecoreccio de le ciancie con il veramente semplice Simpliciano, che ogni ora mi rompe il capo. Io vorrei che voi mi levaste questa seccaggine da le spalle e metteste fine a cotesta pratica. – Or via, – disse il marito, – lasciate far a me, che vi farò ridere. – Avevano in casa una donna attempata che si chiamava Togna, la quale era di circa sessanta anni e lavava in cucina le scudelle ed altri vasi, e nodriva alquanti porci e le galline, e sempre era unta e bisunta, e putiva da ogni canto come fanno i solfarini. Aveva l’unghie che parevano quelle di Lanfusa madre di Ferraù, con tanto grasso e mal nette sotto che averebbe ingrassata una caldaia di cavoli. Era poi guercia da un occhio, con la tigna in capo, e l’altro occhio di continovo gli colava, e sempre la bocca era bavosa, con un fiato puzzolente sovra modo, di maniera che la Ciutaccia con cui giacque il proposto di Fiesole era sette mila volte men brutta. Questa eletta fu per druda di Simpliciano. Chiamatala adunque a sè, il padrone de la casa le disse: – Togna, io vo’ porti dimane di notte con un bellissimo giovine, e voglio che a lui ti lasci maneggiare e far tutto quello che vorrà; ma guarda non parlar mai. – Promise ella di far il tutto, ed il padrone le disse che la vestiria di nuovo. Il