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mai tra loro non nascerà amore. Ragionandosi adunque questi dì tra molti nel nostro giardino, messer Filippo Baldo con la sua solita piacevolezza ci narrò brevemente una beffa fatta da una galantissima gentildonna ad un giovine in Milano, la quale io subito scrissi; e pensando a chi darla, voi mi veniste in mente. Tanto più volentieri poi ve la dono, quanto che con questa vengo a sodisfare al valoroso vostro fratello, il signor Paolo Battista Fregoso, a cui già promisi di far questo che ora faccio. State sano.

Piacevole e ridicolo inganno usato da una gentildonna ad un suo amante che teneva alquanto de lo scemo.


A me pare, signori miei, che voi vogliate che ognora io monti in banco e con le mie ciancie v’intertenga e vi narri di quelle cosette che vi fanno ridere. Io n’ho dette alcune e la presenza di madama Gostanza Rangona e Fregosa nostra signora, come fu quella de la duchessa di Savoia ed alcune altre novelle da me narrate. Ora che essa madama è ritirata e siamo qui tra noi buon compagni, io vi vo’ narrare un’istoria avvenuta ne la mia patria Milano ad un giovine nobile e ricco. Chè se io questi dì vi lodai esso Milano, non vorrei perciò che voi credeste che tutti i milanesi fossero Salomoni e tra loro non fossero assai feudatarii de la badia di San Sempliciano. Vedete voi questo giardino come è ben coltivato? come ha grasso e buon terreno? E nondimeno, ancor che dui ortolani fatti venir fin da la bella Toscana ognora ci siano dentro ed altro non facciano già mai che purgarlo e levarne le cattive erbe, tanto non si ponno affaticare nè tanto mondarlo, che tra le buone erbe non ce ne siano di quelle che per l’uso de l’orto non vagliono nulla. Così è' 'il giardino del grasso Milano, nel quale ci è d’ogni erba sorte, e tra quei nostri ambrogiani molti si trovano che non sono mai passati sotto l’arca di san Longino: onde meraviglia non è se talora fanno de le cose sgarbatissime. S’è a questi giorni parlato pur assai de le divine e poderose forze che suol adoperare Amore, e de le mirabilissime trasformazioni che talora fa, come fu di Cimone e di molti altri che di bestioni fece uomini. Tuttavia egli talvolta, per esser fanciullo e cieco, alberga in certi cori sì sgarbati e ottusi che, quanto più gli accende, quanto più si sforza di fargli avveduti a scaltriti, tanto più ne le azioni loro si mostrano scemonniti