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da lui, seco se n’era rallegrato. Udita poi la morte del duca, mise ad ordine un’onorata compagnia e mandò a pigliar la sorella e la fece condurre in Inghilterra, con animo perciò di rimaritarla; e fin che si trovasse partito a lei conveniente, le diede in governo una sua figliuola di sedici in dicesette anni, la quale già era in pratica di dar per moglie al figliuolo primogenito del re di Spagna, che oggidì si suol nomare il prencipe di Spagna. Avendo poi inteso il re d’Inghilterra il modo de la liberazione de la sorella, e trovato che ella non sapeva chi fosse il suo campione, le promise, se mai saper poteva chi fosse il liberatore, di rimeritarlo come meritava. Del medesimo animo era la duchessa, la quale altro desiderio al mondo maggior non aveva, che poter conoscer il suo campione, e, quanto per lei si potesse, onorarlo e rimeritarlo, e per lo contrario far ogni opera per far ammazzar don Giovanni, che riputava esser il più ingrato uomo che mai fosse nato; ed in questo pensiero era ogni ora fitta. Si conchiuse la pratica di fare il matrimonio de la figliuola del re d’Inghilterra con il prence di Spagna; il perchè il padre del prence fece una scielta de’ primi gentiluomini di Spagna e fece lor capo don Giovanni, con carta di procura a sposar a nome del prence la figliuola del re inglese, e gli mandò in Inghilterra. Il re, intesa la venuta di così nobil compagnia, gli raccolse tutti molto onoratamente. Come la duchessa vide don Giovanni, grandemente si turbò e non volle, quando andò a far riverenza a la prencipessa, esser presente, ma si ritirò in una camera, tutta piena di sdegno, dicendo tra sè: – Come è possibile che questi spagnuoli siano così presuntuosi? Ecco che questo traditore sa quanto m’è mancato, e nondimeno presume venirmi innanzi. Ma io non sarò mai contenta, se non me lo veggio morto innanzi a’ piedi. – Il re, che nulla sapeva de le cose passate tra la sorella e don Giovanni, le mandò a dire che devesse raccogliere ed accarezzare il cavaliero spagnuolo venuto a sposar la sua figliuola. Ella molto mal volentieri uscì di camera e venne, tutta in viso turbata, in sala. Andò don Giovanni e volle riverentemente basciarle le mani; ma ella nol sofferse e a sè ritirò la mano, e si mise a parlar con un altro spagnuolo. La sera, nel convito, don Giovanni fu fatto seder a canto a la duchessa, la quale gli vide il ricco diamante in mano e conobbe che era quello che ella diede in prigione al frate. E bramosa di sapere come fosse capitato a le mani del cavaliero, ne parlò con l’Appiano, che insieme con Giulia aveva condotto in Inghilterra. L’Appiano dopo non molto si mise in ragionamento