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per lui fatto aveva, entrava in grandissima còlera e diceva tra sè: – Io, io, misera me! come accecata era, come uscita d’intelletto mi trovava, e come in tutto ogni buon sentimento aveva perduto se in un disleale cercava fede! – E quivi la sconsolata duchessa, vinta da l’acerbità de la passione, diceva tanto male di don Giovanni quanto d’un ingratissimo e perfido dir si possa, e con questo sfogava alquanto il suo acerbo dolore. Giulia, che non si poteva persuadere che il re d’Inghilterra non mandasse un campione in aiuto de la sorella, ogni dì due e tre volte andava al luogo de lo steccato a vedere se alcuno compariva. Ma il re inglese, credendo che in effetto sua sorella fosse veramente stata ritrovata in adulterio, era contra lei fieramente sdegnato, e diceva che meritamente deveva esser arsa. Pervenuto la sera don Giovanni a Turino, albergò in un borgo in casa d’un oste, uomo da bene; e nel ragionar seco, intese il duca esser contra gli alamanni e la' 'duchessa incarcerata, de la cui disgrazia diceva l’oste che a tutti fortemente doleva, perchè tutto il paese meravigliosamente l’amava. Intese anco ne la città esser un venerabile religioso spagnuolo in grandissima riputazione appo il Conseglio ducale e tutto il popolo, e si fece dire il nome de la chiesa ove abitava. Venuta la matina, levatosi don Giovanni da quello albergo, si fece menare a la chiesa del religioso spagnuolo. Quivi picchiato a la porta de l’abitazione, venne il buon frate ad aprire, a cui don Giovanni parlando spagnuolo disse: – Padre mio, Dio vi contenti. Io sono uno spagnuolo che vengo per miei affari in queste parti, e per essere straniero, avendo inteso voi essere spagnuolo, son venuto ad albergar con voi nè altro voglio che coperto per me e i miei cavalli, chè del resto questo mio servidore provederà quanto bisogna. – Il buon uomo volentieri l’accettò e introdusse in casa; e mentre che il famiglio andava per la città a comprar da vivere, don Giovanni domandò al frate di che paese era di Spagna. Egli liberamente glielo disse. Onde, conoscendo don Giovanni costui esser dei suoi soggetti e di quella propria città che assediata era, minutamente di molte cose l’essaminò, di modo che senza dubio si certificò quello esser dei suoi. Per questo se gli scoperse, dicendo chi era. Il frate udendo questo e meglio guardatolo, essendo poco che era stato nel paese, lo riconobbe e se gli voleva gettare a’ piedi a la foggia degli spagnuoli, che i loro prencipi adorano come dèi terreni; ma don Giovanni nol sofferse. Narratogli poi la cagione perchè a quel modo incognito venuto fosse, gli disse: – Padre, voi sapete che io son cavaliero e perciò tenuto a diffender tra gli altri le donne che contra il