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di modo che fuor di misura ardendo non sapeva che farsi. Ora, che che se ne fosse cagione, la duchessa, levatasi il quattro giorno a buon’ora, preso congedo da la signora Isabella, si partì con la sua compagnia e s’inviò a la volta di San Giacomo. Don Giovanni, intesa la subita partita de la duchessa, si trovò molto di mala voglia, non sapendo imaginarsi che cosa avesse mosso la duchessa a partirsi di quella maniera. Onde fatto sellar alcuni cavalli, con alquanti dei suoi andò dietro a le pedate de la duchessa, e, galoppando, in breve tempo quella, che a piedi caminava, sovragiunse. Ed arrivato che fu, dismontò da cavallo e, fatta la debita riverenza a la duchessa, le disse: – Signora, io non so la cagione perchè così a l’improviso vi siate partita, e duolmi forte che io non v’abbia potuto render gli onori e piaceri che a mia sorella avete per cortesia vostra fatti. E se per disgrazia cosa alcuna fosse stata fatta a voi, a nessuno dei vostri, che non sia convenevole, degnando voi di farmelo intendere, io ne farò giusta emenda. – La duchessa ringraziò il cavaliero e disse che non aveva da lui a dai suoi ricevuto se non onore e cortesia, del che confessava avergli obligo; e se partita era senza fargli motto, che non era stato per altro se non per non farlo svegliare. Così ragionando, l’accompagnò il cavaliero a piede, e, venendogli in destro che da nessuno poteva esser sentito, le disse: – Signora mia, io resto forte smarrito che non vi sia stato a grado che in casa mia non abbiate voluto esser da pari vostra onorata, che essendo voi sorella di re e moglie di duca, io sempre ne rimarrò con gran cordoglio di non v’aver trattata come meritate e come era il debito mio. Chè se mai si saperà che voi siate albergata in casa mia e il poco conto che tenuto io abbia di tanto alta donna, il mondo mi terrà cavaliero di poca stima, e, dove io colpa alcuna non ho, resterò appo ciascuno biasimato. Almeno, signora mia, fatemi questa grazia, che al ritorno vostro mi sia concesso come donna reale e come quella che lo vale onorarvi. Chè facendomi voi tanta grazia, io mi vi terrò eternamente ubligatissimo. – Ora vi furono assai parole, lamentandosi la duchessa de la signora Isabella che scoperta l’avesse. A la fine essendo tutti dui fuor di misura l’uno de l’altro accesi, non seppero sì bene gli amori loro celare, che fu bisogno che l’ardenti e vivaci fiamme mandassero le faville fuori e si scoprissero. Il perchè ritrovatisi tutti dui ardere, dopo l’aversi tra loro aperti i lor amori, restarono d’accordo che ella, visitato che avesse le reliquie del santo, farebbe nel tempio il «novendiale», come tutti i peregrini sogliono fare, che per nove giorni